Foto: Justus Menke (Unsplash) |
Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori
Venerdì, ore 13. La nave Iperwriters passa, e qualcuno sta già saltando a bordo per partecipare alle nostre discussioni.
Vi ho già parlato della mia amica Serenissima di Berlino, scrittrice italiana emigrata in Germania. Risponde a quanto ho scritto a proposito del romanzo storico, e apre un grande interrogativo che voglio rilanciarvi, pertanto lascio la parola a lei:
“Sono stata a lungo, e sono in buona parte tuttora, abbastanza contro l'arte usata come forma di escapismo. Forse proprio perché vedo nell'arte (qualsiasi cosa sia) un modo di scoprire cose nuove, e trovo uno spreco che tali 'mondi' vengano invece usati come 'comfort zone' per fare esattamente il contrario: non correre il rischio di incontrare cose nuove e sconosciute (e quindi perturbanti). E non è questione di genere: per quanto i generi siano più facili da usare. Sono, per la loro stessa struttura, come tags: permettono con poca ricerca e fatica di trovare più facilmente esattamente quello che ci si aspetta. Ho quest'impressione che ci sia, ormai consolidato, un 'abuso' dei 'mondi' (o 'sogni' o 'paradigmi' o etc…)
Quando so che cosa aspettarmi nella prossima frase di un romanzo o scena di una serie TV, probabilmente mi sto trovando davanti a un prodotto consolatorio (credo si parli ufficialmente di 'intrattenimento', parola che però non mi convince del tutto). E mi chiedo come funzioni, tale 'consolazione'; e me lo chiedo mentre, malata e costretta a letto, guardo ore e ore di videogames giocati da altri il cui sottofondo è un mix di urla e fiamme, guardandole perché, in qualche modo, mi rilassa. Come altre persone si rilassano con l'ennesimo prodotto fantasy che gioca ma non troppo con i canoni stabiliti. O con un giallo dall´integerrima struttura. O con il solito film d´azione che è esattamente come quelli di dieci anni fa.
Sono anche arrivata a ipotizzare che il forte disturbo causato ad alcune persone da errori di battitura (e ovviamente errori grammaticali) forse non venga da altro che questo: il trovarsi davanti a qualcosa che esce dalla norma, dall´atteso, dal previsto.”
La sola via che Serenissima trova per 'escapare' (consentitemi il termine) all'escapismo è una “sacra devianza” per chi scrive e legge, e una “sacra terapia” al dramma personale di chi scrive e legge.
E questo è un ragionare da scrittrice.
Au revoir.
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