lunedì 25 aprile 2022

Al mare dopo il delitto

Alberto Olivo

La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Oggi vi racconto un caso di uxoricidio che sconvolse l'Italia nel primo Novecento. A essere sconcertante non fu solo il delitto in sé, ma quanto avvenne dopo, così orrido e grottesco da essere scelto nel 1966 dal grande romanziere e pittore Dino Buzzati come soggetto per un racconto a fumetti - oggi si direbbe graphic novel - pubblicato in tre puntate sul "Corriere d'Informazione". (È anche un modo per ricordare i cinquant'anni dalla morte dello scrittore a cui ho rubato il titolo di questa rubrica, "La Boutique del Mistero", scomparso nel gennaio 1972.) 
La storia comincia a Milano nel 1895, quando uscendo di fretta da una trattoria il trentanovenne Alberto Olivo si scontra sulla porta con la ventiduenne Ernesta Beccaro, che lo apostrofa dicendogli "Brutto villano!" Per lui è un colpo di fulmine, e decide di sposarla. Buzzati definì la loro vicenda "una storia strana e terribile, finita in modo inverosimile".

Il racconto di Dino Buzzati

Alberto Olivo, nato a Udine, cresciuto con una madre severa, abita a Milano da sei anni e lavora alla ditta Richard con un discreto stipendio. Non è sposato e nel tempo libero legge libri, studia matematica, frequenta case di tolleranza e scrive poesie.
Ernesta, nata in provincia di Biella in una famiglia numerosa, analfabeta, è venuta a Milano all'età di quattordici anni per fare la donna di servizio ed è passata attraverso una lunga serie di abusi e di traumi prima di incontrare lo stagionato signor Antonio Colombo che "per pura filantropia" (dirà questi in seguito) le dà qualche soldo e le trova alloggio e lavoro presso una sarta.
Olivo di fatto compra la ragazza dal sciur Colombo per la somma di 500 lire, poco meno di due mesi del proprio stipendio. Ma, dopo questo investimento iniziale, si rivela particolarmente avaro e controlla in modo ossessivo le spese per alimentari e abbigliamento della giovane moglie, trasformata in casalinga. Il loro matrimonio diventa un inferno domestico basato sull'odio e sul disprezzo reciproco, e su litigi continui. Il culmine si raggiunge nella primavera del 1903: Ernesta, stanca di essere analfabeta, chiede a Olivo di pagarle una maestra che le insegni a leggere e scrivere. Lui accetta, ma venerdì 15 maggio, dopo neanche una settimana, ordina di sopendere le lezioni.

Dal racconto di Dino Buzzati

La sera di sabato 16 nel loro appartamento in piazza Macello 25, scoppia un litigio furioso che finisce nel modo più atroce: dopo averle spaccato il cranio, Olivo infierisce sul corpo di Ernesta a coltellate, quindi si addormenta nel letto accanto al cadavere. Domenica trascina il corpo della moglie in cucina e va a mangiare in trattoria. Lunedì riprende la sua vita normale e, a chi gli chiede dove sia la signora, risponde che è andata a Biella a trovare i parenti. Finalmente giovedì si accorge che in casa c'è un cattivo odore e comincia a prendere provvedimenti.
Dopo essere andato a Monza a rivendere i vestiti della moglie, venerdì sera Olivo prende il treno per Genova con una valigia pesantissima. In città si fa subito notare perché si rifiuta di dare mance a chi gli trasporta il bagaglio. Sabato noleggia una barca per fare un giro del porto e - sotto gli occhi di un perplesso barcaiolo - getta un grosso pacco in mare, pensando di essersi liberato di Ernesta una volta per tutte. Ma il pacco galleggia fino a riva e viene ripescato: la prima cosa che ne esce è una testa rasata dal volto sfigurato; segue il resto di un corpo fatto a pezzi.
Tra la scarsa prudenza a Genova di Alberto Olivo e i sospetti destati a Milano dalla sparizione di Ernesta, che i vicini hanno denunciato alla Polizia, è inevitabile che l'assassino sia scoperto. Dopo tre giorni la polizia lo arresta.
Tuttavia la parte inverosimile della vicenda non è ancora finita.
Del caso si occupa anche il padre della criminologia Cesare Lombroso, che in base alle sue teorie vedrebbe Olivo più adatto al manicomio che alla galera. Ma per una serie di errori di procedura l'assassino viene scarcerato definitivamente dopo la sentenza in cassazione. In tutto ha scontato solo dodici giorni di prigione e ha subito una multa di lire 125 per vilipendio di cadavere. Morirà tranquillio a ottantasei anni, dopo essersi risposato e avere pubblicato la sua autobiografia, un saggio di matematica e alcune delle sue orrende poesie. Ecco per esempio un brano del suo sonetto "Furor savio", riportato da Buzzati:

"Tal l'ira nel mio cor rugge vendetta
E il bel sereno della mente ottenebra
D'una nube sanguigna e maledetta."

(Questa puntata de La Boutique del Mistero è andata in onda il 24 aprile 2022 su Radio Number One)

I resti di Ernesta Beccaro


venerdì 22 aprile 2022

Iperwriters - Biodiversità invisibili: talento - 1

Photo: Athanasios Papazacharia on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13. La nave Iperwriters passa, navigando fra barconi carichi di falso talento che talvolta ci fanno rischiare la collisione. Ma dove, dov'è il vero talento, e soprattutto come distinguerlo, fra questi banchi inquinanti di plastica?
Per parafrasare il poeta Ungaretti, è il talento il paese più straziato.
Avete talento? Un qualsiasi talento artistico che una volta vi avrebbe tirato fuori dalle fogne? Guai a voi. Perché proprio tu, presuntuoso, pretendi di uscire dalle fogne? Restaci con tutti noi.
Vi bullizzeranno fin dall'asilo, o forse prima, dal reparto maternità di un ospedale, dove un altro neonato vi tirerà un calcio nello stinco perché avrà fiutato il vostro dono. E poi continueranno a scuola, quando cercherete di condividerlo, il dono, aspettandovi di essere popolari e amati, e invece vi chiederanno: "Chi credi di essere?"
Più avanti, in ogni ambito della vita, scoprirete di essere offese viventi e di non potervi permettere di eclissare chicchessia: ciascuno ha un talento, un suo talento per qualcosa, e allora che c'è di particolare nel tuo? Tutto questo (attenzione) mentre vi loderanno, o fingeranno di lodarvi, bloccando i vostri progressi con messaggi contraddittori, come fanno le mamme e gli educatori cattivi. Vi diranno quanto è beeello quello che fate, e quanto siete fortunati, privilegiati, “élitari”. E per molto, molto tempo non capirete perché appartenete all'élite meno pagata dell'universo.
Se non vi getteranno dalla finestra durante una gita scolastica, vi faranno impazzire. E che c'è di strano, diranno poi, dal momento che tutti i geni sono anche un po' pazzi?
Potrete perfino avere qualche piccolo riconoscimento, strappandolo con unghie e denti e lacrime e sangue, ma dovrete prima assolutamente farvi perdonare e accettare.
I modi per farsi perdonare: seguire la corrente, non dire o fare mai nulla di eccessivo, tenere a freno l'originalità, usare il Linguaggio Unico, essere goffi (non troppo, o diranno che non avete grinta), avere grinta (non troppa, o diventerete arroganti), tifare per una squadra di calcio sopra ogni cosa, e fare battute a doppio senso sessuale più che potete.
In ogni modo il terreno sotto i vostri piedi sarà sempre come un videogame minato.
Al prossimo container i metodi messi in atto per eliminarvi.

lunedì 18 aprile 2022

Il nome di Diabolik


La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Quest'anno ricorrono parecchi anniversari importanti nel mondo del fumetto. Oltre al quarantesimo compleanno di "Martin Mystère" appena celebrato, in autunno si festeggerà il sessantesimo di un personaggio che ha tuttora milioni di lettori: Diabolik, creato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani. Il numero uno della serie uscì all'inizio di novembre del 1962. Nel 2022 è stato superato il numero ottocento, senza contare tutti gli albi speciali come "Il Grande Diabolik" appena arrivato in edicola (contenente anche una storia dello scrittore Sergio Rilletti).
In questi giorni si è parlato anche dell'attore Giacomo Gianniotti, che sostituisce Luca Marinelli nel ruolo di Diabolik nel secondo e terzo capitolo della trilogia cinematografica dei Manetti Bros. Ma "Diabolik" era già diventato un film nel 1968, un serial a cartoni animati nel 1999 e nel frattempo persino tre cicli di romanzi: uno in Italia e uno in Francia a fine anni Sessanta, e uno scritto da me, cui ho aggiunto nel 2021 il romanzo del film.
Diabolik è il primo protagonista criminale del fumetto italiano, un ladro che non esita a uccidere chiunque gli sia di ostacolo. Con i suoi travestimenti può sostituirsi più o meno a chiunque, ma quando non assume identità altrui agisce con indosso un costume nero e una maschera che lascia scoperti solo i suoi occhi di ghiaccio. Ma per quale motivo le sorelle Giussani decidono di battezzarlo proprio "Diabolik"?


Il nome nasce probabilmente da suggestioni nell’aria in quegli anni, quando la parola "diabolico" diventa sinonimo di "assassino senza volto". Tutto comincia nel 1956, quando esce in Italia il film "I diabolici" ("Les diaboliques", 1955) del regista francese Henri-George Clouzot, da un romanzo di Boileau & Narcejac, gli stessi autori che poi ispirano a Hitchcock "La donna che visse due volte". È un thriller innovativo, con un colpo di scena finale da brivido, di cui nel 1996 sarà fatto un remake americano non all'altezza dell'originale, "Diabolique".
Negli anni Cinquanta, sull'onda del successo de "Il Giallo Mondadori" rinato nel dopoguerra, molti autori italiani scrivono per vari editori romanzi polizieschi sotto pseudonimo americano. Nel 1957, l'anno dopo "I diabolici", lo scrittore Italo Fasan pubblica con il nome Bill Skyline il romanzo "Uccidevano di notte", in cui un assassino seriale scrive alla polizia lettere firmate “Diabolic” (con la "c" finale) per accreditare i propri delitti.
L'anno dopo ancora, il 1958, a Torino viene ucciso un operaio della FIAT di nome Mario Giliberti. Il delitto tarda a essere scoperto e l'assassino, indispettito, spedisce una lettera alla Polizia firmandosi “Diabolich” (con il "ch" finale). La notizia si diffonde e vari mitomani mandano alla Polizia lettere annunciando delitti immaginari, firmandosi a loro volta "Diabolich". Sicché un astuto editore ripropone al volo il romanzo di Fasan sotto il titolo "Diabolic" (con la c).
L'assassino non viene mai identificato e il nome è ancora nell'aria nella primavera del 1962, quando Totò interpreta la commedia “Totò Diabolicus”, in cui un omicida elimina uno a uno i membri di una famiglia (interpretati da Totò in riuscissimi travestimenti) e spedisce lettere firmandosi "Diabolicus".
Quindi nel 1962 sulla stampa e nell'immaginario collettivo, la parola "diabolico" è ancora abbinata agli assassini misteriosi. Le sorelle Giussani la trasformano in "Diabolik", con la lettera "k". Non immaginano che il loro personaggio avrà così tanto successo da generare negli anni Sessanta una legione di nuovi personaggi dei fumetti "kattivi" con la lettera "k" nel nome: Kriminal, Satanik, Sadik...
Quanto alla ragione per cui, nella serie a fumetti, Diabolik abbia scelto per sé questo nome, si scopre solo nel 1968 nella storia "Diabolik, chi sei?" su cui si basa uno dei prossimi film dei Manetti Bros. Era il nome di una feroce pantera nera sull'isola in cui è cresciuto il protagonista, che da lei ha tratto ispirazione per il suo costume.


Questi e altri segreti di Diabolik & Eva Kant sono svelati in "Fenomenologia di Diabolik", disponibile in ebook da Algama e in volume a colori da NPE.
Il prossimo appuntamento con La Boutique del Mistero è domenica 24 aprile alle 16.20 su Radio Number One, come sempre nel programma pomeridiano di Lukino (con la "k"), con il relativo dossier l'indomani in Borderfiction Zone.

giovedì 14 aprile 2022

I nuovi segreti del professor Mystère


Retroscena e anticipazioni di Andrea Carlo Cappi

Nel maggio 2021, in occasione dell'inizio del quarantesimo anno di pubblicazioni di "Martin Mystère" (che era appena tornato all'uscita mensile), annunciavo il romanzo-serial che per dodici numeri avrebbe accompagnato i lettori in appendice agli albi. Senza fare spoiler, ora che il serial è concluso, ve ne svelo qualche retroscena e vi propongo una tabella essenziale per decifrarne la cronologia. Nel contempo vi faccio qualche anticipazione sulle storie "romanzesche" del detective dell'impossibile che potrete leggere a breve.


Cominciamo dal passato recente: come alcuni di voi già sanno, la vicenda di "Martin Mystère e il potere del Falco" si svolge tra il 1921 e il 2022, in pratica un secolo di vita della famiglia Mystère, dato che vi sono coinvolti sia Martin, sia suo padre Mark. Oltre ai riferimenti a quanto accadeva nel loro mondo nelle varie epoche, c'è anche un aggancio con un episodio di "Legs Weaver" (n. 79, "Il Falcone Maltese").
La storia vede infatti come co-protagonisti anche lo scrittore-investigatore Dashiell Hammett, autore del romanzo "Il Falcone Maltese" imperniato sul detective Sam Spade (la cui più celebre versione cinematografica, "Il mistero del falco", compiva ottant'anni nel 2021) e persino un personaggio che - nella finzione - ispira al romanziere Ross MacDonald il detective Lew Archer... il cui cognome, non a caso, è lo stesso del socio di Sam Spade.
Le condizioni che mi ero posto: ogni episodio doveva essere, per quanto possibile in un serial, un racconto autoconclusivo, ambientato nello stesso mese in cui usciva l'albo, ma ogni volta in un anno diverso. Eccovi dunque lo schema completo degli anni di ambientazione di tutta la serie:

N. 375, maggio '21, ep. 1 – "Maggio" (anno: 1982)
N. 376, giugno '21, ep. 2 – "Giugno" (anno: 1962)
N. 377, luglio '21, ep. 3 – "Luglio" (anno: 1991)
N. 378, agosto '21, ep. 4 – "Agosto" (anno: 1976)
N. 379, settembre '21, ep. 5 – "Settembre" (anno: 1921)
N. 380, ottobre '21, ep. 6 – "Ottobre" (anno: 2001)
N. 381, novembre '21, ep. 7 – "Novembre" (anno: 2005)
N. 382, dicembre '21, ep. 8 – "Dicembre" (anno: 2021)
N. 383, gennaio '22, ep. 9 – "Gennaio" (anno: 2006)
N. 384, febbraio '22, ep. 10 – "Febbraio" (anno: 2019)
N. 385, marzo '22, ep. 11 – "Marzo" (anno: 2020)
N. 386, aprile '22, ep. 12 – "Aprile" (anno: 2022)

Naturalmente, se vi manca qualche episodio, potete recuperare gli albi arretrati sul Bonelli Shop online o al Bonelli Store di Milano.


Sono particolarmente compiaciuto del 2 (di fatto un apocrifo di Lew Archer in chiave mysteriosa) e del 5 (l'indagine di Hammett, che si collega con il citato albo di "Legs Weaver").
Nell'episodio 3 appare un negozio newyorkese immaginario, "The Pulp Brothers" (ispirato in realtà al leggendario "Bloodbuster" in via Panfilo Castaldi 21 a Milano) di cui Alfredo Castelli ha realizzato... una perfetta falsa fotografia di vetrina e insegna. Se non l'avessi inventato io, crederei davvero che "The Pulp Brothers" sia esistito nel Greenwich Village. Non pago di ciò, dal momento che mi ero immaginato pure una rivista pulp mai pubblicata, "Dark Desk", Alfredo è riuscito persino a realizzare le copertine (a colori) dei due numeri che Martin Mystère legge avidamente. Questo fatto che io invento cose che poi diventano "vere" sta diventando piuttosto inquietante.
Di tutti gli episodi, tuttavia, il mio preferito rimane il 4, con un giovane Martin nell'Africa anni '70. Non mi spiacerebbe scrivere altre sue avventure in quel periodo: fatemi sapere cosa ne pensate. Chi ha già letto gli episodi dal 7 in poi avrà notato il ritorno di Andrew Cherry, già comprimario negli albi 197-198, in cui apparvero i Cercatori del Paradiso, avversari di Martin anche in questa vicenda.


Certo, come notava Alfredo Castelli nell'ultimo bolettino dell'AMys, si è perso un po' il gusto dell'attesa: tra cofanetti di dvd (come sono solito fare io) o maratone televisive, si può consumare tutta una stagione di un serial in un weekend. Poi però bisogna aspettare un anno per avere tutta la stagione successiva, che a volte non viene neppure realizzata se l'audience settimanale è stata giudicata insufficiente. Molti di voi però hanno pazientato eroicamente fin dal maggio 2021 per potersi leggere tutto in una volta.
Vi lascio immaginare la complessità di scrivere una storia strutturata in questo modo, senza perdere il filo, rispettando la continuity (sempre con il prezioso aiuto dell'AMys) e ambientando due puntate, quella del Natale 2021 e quella appena uscita dell'aprile 2022, proprio nel mese e nell'anno in cui vengono pubblicate. D'altra parte questa era la sfida che mi ero posto.
Quindi ora, non so se ve ne rendete conto, oltre a una storia molto insolita di Martin Mystère, avete a disposizione anche un piccolo esperimento di letteratura postmoderna: un romanzo i cui dodici capitoli si svolgono in dodici anni diversi nell'arco di un secolo. Ignoro se qualcun altro abbia mai fatto qualcosa di simile.


Veniamo ora alle anticipazioni del serial successivo, che si dipanerà in quattordici episodi, concludendosi nel numero 400. Ogni episodio sarà illustrato da Carlo Velardi, già autore dei magnifici frontespizi degli albi. Stavolta mi sono posto una sfida di tipo completamente diverso, lavorando su un'idea che mi girava in testa da diciassette anni. Tolti il prologo e l'epilogo (cioè le puntate 1 e 14) ambientati rispettivamente nel maggio 2022 e nel giugno 2023, la trama si sviluppa nel corso di una settimana tra la fine di luglio e l'inizio di agosto del 2000, vale a dire subito dopo l'avventura delle Figlie di Freya narrata nei numeri 219-220.
Martin Mystère indaga su una catena di misteri in una cittadina nel deserto del Nevada, arrivando a ogni soluzione nel volgere di una o due puntate (così non dovrete aspettare troppo a lungo) ma trovandosi subito coinvolto nell'enigma successivo.
Chi ha letto l'annuncio del numero in edicola in maggio si starà chiedendo cosa significhi il titolo del nuovo serial: "Zona Y". Conosciamo tutti la "Zona X" in cui si svolgono le avventure fuori continuity "interpretate" da Martin Mystère, mentre questa storia, vi posso assicurare, aderisce rigorosamente alla cronologia ufficiale. Vi lascio l'incognita, perché non intendo rovinarvi le sorprese. Ma nel frattempo potrete leggere in un fiato una storia che molti attendono dal 2020: "La farfalla dalle ali di ossidiana" (precedentemente noto con il titolo di lavoro "Axis Mundi"), il quinto volume della collana "I romanzi di Martin Mystère", in edicola nel luglio 2022, di cui vi parlo ora, sempre senza spoiler.


Siamo nell'ottobre del 1989. Al termine del romanzo precedente, Martin Mystère ha risolto il mistero della Pietra di Wolfram. Tuttavia del prezioso oggetto, che conferisce il potere di guidare le folle, si è impadronito il narcotrafficante messicano Berenguer, non esattamente la persona più adatta a farne uso. Il detective dell'impossibile viene reclutato da un agente del governo americano perché lo aiuti a recuperarla.
Ma la missione sembra due volte impossibile: non solo bisogna sfidare una pericolosa banda criminale che segue un culto tanto arcaico quanto sconosciuto, ma occorre battere sul tempo Axis Mundi, l'organizzazione "fantasma" fondata da Arthur William Bradley, l'informatico che dal suo ufficio nei sotterranei di Langley è in grado di muovere a loro insaputa i reparti più clandestini dei servizi segreti statunitensi. Ma tutti i contendenti ignorano che intanto qualcosa di oscuro e terribile si sta risvegliando nei sotterranei del tempio di Guayanguareo...
Siamo giunti all'ultimo atto della sfida tra il detective dell'impossibile e Axis Mundi, cominciata nel romanzo "La Donna Leopardo" e - dopo l'intermezzo de "Le guerre nel buio" - proseguita ne "Il mestiere del diavolo" e "La Pietra di Wolfram". Inoltre, contando anche il feuilleton "Il codice dell'Apocalisse", e i volumi "L'occhio sinistro di Rama" (uscito venti anni fa!) e "L'ultima legione di Atlantide", se aggiungiamo al bilancio i due serial, quest'anno arrivo a ben dieci romanzi di Martin Mystère. Ho cominciato a collaborare "a distanza" con il detective dell'impossibile più o meno quando aveva compiuto da poco dieci anni, ora ne ha compiuti quaranta e spero che il nostro sodalizio continui a lungo.

mercoledì 13 aprile 2022

Il ritorno di Borderfiction



Cronaca e foto di Marco Donna

Da undici anni Borderfiction Eventi è sinonimo di serate letterarie a Milano con lo scopo di celebrare l’avventura, l’intrigo e la passione. La nuova stagione è partita il 31 marzo 2022 nella sede storica dell’Admiral Hotel in via Domodossola 16 a Milano e ha visto protagonisti i mattatori classici di questa banda di braccia rubate ai Servizi Segreti per inventare mondi fantastici in cui perdere le nostre serate. Ma andiamo con ordine.

Giancarlo Narciso e Andrea Carlo Cappi

La serata parte roboante con la voce storica del gruppo, attore protagonista della maggior parte delle presentazioni. Andrea Carlo Cappi è un fine autore che ha saputo mescolare i generi, inventando avventure che spaziano facilmente tra lo spionaggio e il noir, tra il giallo e l’erotismo senza trascurare action e attualità. Ma qui è nel ruolo di conduttore che chiama sul palco un altro volto storico del gruppo: Giancarlo "Jack" Narciso, oggi a introdurrere due proposte.

Ezio Cavazzini e Andrea Carlo Cappi

La prima è La mia guerra (Borderfiction Edizioni, 2022) della madre, Lidia Caldonazzi Narciso, centenaria da pochi giorni. Sul palco insieme a lui sale Ezio Cavazzini per raccontarci della raccolta di fondi legata alla vendita del libro. Ezio è tra chi aiuta le persone veramente “a casa loro”, collaborando con gli operatori dell'associazione “Amici di Francesco” che si spostano da un villaggio all'altro del Benin, per portare la loro generosa opera a bordo di una vetusta Toyota Land Cruiser che ha sulle spalle 470.000 chilometri, tre sostituzioni di motore e una miriade di riparazioni improvvisate. Questa è vera avventura. Ma il mezzo, tenuto insieme con il fil di ferro, ha ormai ha raggiunto la fine della sua vita. Si sta cercando di contribuire a racimolare la somma necessaria per l'acquisto di un veicolo sostitutivo, ovviamente di seconda mano. L'intero ricavato che Amazon verserà dalle vendite del libro sarà trasferito all'associazione.

Lettura da "I guardiani di Wirikuta"

Jack, nella seconda parte del suo intervento, ci porta poi nel deserto messicano a “gustare” peyote, la droga degli spiriti, raccontandoci i retroscena, i miti e i misteri di Real de Catorce, Messico, che lo portarono a scrivere I guardiani di Wirikuta (Oltre Edizioni, 2022), il suo romanzo d'esordio nel 1994 che ora vive di una nuova vita. Una storia che miscela noir, avventura e realismo magico, in una terra in cui l'autore ha vissuto a lungo.

Francesco G. Lugli

Dagli incubi del peyote all’horror dei racconti di Francesco G. Lugli il passo è breve. Francesco ha riportato in vita la sua memorabile raccolta Scritti con il sangue (Borderfiction Edizioni, 2022). Uso le sue parole che la definiscono “una raccolta zombie” e già ci fanno entrare nella letteratura di genere. Zombie perché rinasce dalle ceneri della precedente casa editrice che, purtroppo, è una delle vittime della crisi che si dice sempre così. Cappi ribadisce che questa raccolta contiene uno dei migliori racconti horro che abbia mai letto.

Gian Luca Margheriti

Se l’Africa, il Messico e l'orrore non vi sono bastati, scoprite allora che la Storia reale supera la fantasia: Gian Luca Margheriti conclude la serata raccontandoci come gli intrighi milanesi della famiglia Visconti sano meglio de Il Trono di Spade. Il suo Milano dei Visconti e degli Sforza (Newton Compton, 2021) sarebbe un saggio, ma si legge come un romanzo, pieno di colpi di scena, avventura, erotismo, intrigo e chi più ne ha più ne metta. Tutto quello che rende un libro degno di essere presentato in una serata Borderfiction!












domenica 10 aprile 2022

L'uomo al cianuro

Image: from a photo by Craig Whitehead on Unsplash

La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Trattenete il respiro! Oggi parlo di un caso di delitti, amore e armi segrete ai tempi della Guerra Fredda, passato alla storia dello spionaggio. Siamo all'epoca della Guerra Fredda, con la Germania divisa in due: a Ovest la Repubblica Federale Tedesca (nell'area di influenza occidentale) e a Est la Repubblica "Democratica" Tedesca (membro del Patto di Varsavia e sotto il controllo dell'Unione Sovietica). In mezzo al territorio di quest'ultima si trova la città di Berlino, rimasta suddivisa dopo la II guerra mondiale nei settori francese, inglese e americano, che costituiscono Berlino Ovest, e il settore russo, saldato al resto della Germania Est.
Un giorno del 1961 a Berlino Ovest - proprio mentre è in costruzione quello che diventerà famoso come "il Muro di Berlino" che circonderà la zona occidentale della città - alle autorità federali si presenta un giovanotto che confessa di avere commesso anni prima due omicidi a Monaco di Baviera, in Germania Ovest. I poliziotti lo credono un mitomane: a loro risulta che le due vittime, tutt'e due noti oppositori del regime sovietico, in esilio nella Repubblica Federale, siano morte per un attacco cardiaco.
Ma il giovanotto rivela di essere un agente del KGB e mostra alla polizia una strana pistola costituita da una doppia canna, con due grilletti laterali, in grado di sparare un soffio letale di gas al cianuro in faccia alla vittima e provocare una morte apparentemente naturale.
Di lì a poco esploderà la moda di James Bond e il pubblico crederà che gli strani attrezzi usati dagli agenti segreti siano una trovata del cinema. In realtà sono decenni che i servizi di spionaggio di tutto il mondo inventano armi e strumenti che possano passare inosservati. Fra tutti, i costrruttori più abili sono i tecnici del Dipartimento 13 del KGB, specializzato in delitti perfetti.

Le nozze di Inge e Bohdan Stachinsky

Il protagonista di questa storia è un'agente del KGB nato in una zona dell'Ucraina prima appartenente alla Polonia, poi all'URSS: Bohdan Stachinsky viene reclutato a forza nel 1950: per evitare l'arresto dei suoi famigliari che si oppongono al regime sovietico, è costretto a fare l'informatore. Viene istruito dai servizi segreti russi, impara il tedesco in Germania Est e riceve documenti falsi a nome Joseph Lehmann, che gli permetteranno di viaggiare in Germania Ovest.
A Berlino Est, durante la sua "vacanza-studio", si è innamorato di una ragazza di nome Inge Pohl e viene autorizzato a sposarla. Ma giunge il momento di lavorare sul serio. Nel 1957 va in missione a Monaco di Baviera, armato di un primo prototipo di pistola con cartucce di gas al cianuro. Il bersaglio è l'ex primo ministro ucraino in esilio Lev Rebet che, sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, ora è un attivo oppositore del regime sovietico. L'operazione ha successo: la morte di Rebet viene classificata come infarto.
Nel 1959 Stachinsky ha una nuova missione, ancora a Monaco di Baviera. Il bersaglio è un altro leader ucraino in esilio, Stepan Bandera: controverso politico di estrema destra, finito anche lui in un lager nazista durante la guerra, ora è un collaboratore dei servizi segreti britannici. Stachinsky usa su di lui un modello aggiornato di pistola al cianuro, a doppia canna. Risultato garantito. E anche questo assassinio passa per attacco cardiaco.

La pistola al cianuro di Stachinsky

Dopo il successo delle sue impeccabili eliminazioni di leader ucraini, a Mosca il killer viene insignito dell'Ordine della Bandiera Rossa e attende la prossima missione. Ma succede qualcosa nella famiglia Stachinsky: a Berlino Est il figlio appena nato si ammala e muore. L'agente del KGB ottiene il permesso di raggiungere la moglie per i funerali del bambino. Ma a questo punto la coppia decide di fuggire in Occidente. Ora o mai più, dato che si sta costruendo il muro che isolerà Berlino Ovest dall'area circostante, proprio per impedire la fuga dei tedeschi dell'est in quell'enclave di Europa occidentale all'interno del mondo sovietico.
Marito e moglie riescono a eludere la sorveglianza del KGB a Berlino Est, raggiungono un checkpoint e passano nella zona occidentale della città, usando i documenti falsi a nome Lehmann. Ora sono dall'altra parte. Stachinsky però sa che, come disertore, il KGB lo condannerà a morte, lo troverà e cercherà di ucciderlo. Quindi ha un'unica possibilità di salvezza: si presenta alle autorità della Germania Ovest, si autodenuncia per i due omicidi e consegna l'arma del delitto: la pistola al cianuro.
All'inizio non gli crede nessuno. Il controspionaggio federale sa benissimo che i due leader ucraini erano sulla lista nera del KGB, ma l'autopsia ha decretato "infarto". Senonché, riesumata l'ultima vittima, si trovano effettivamente tracce di cianuro nel suo corpo. Bisognava solo sapere che cosa cercare. Stachincky viene quindi processato e condannato per omicidio, ma intanto fornisce informazioni ai servizi segreti della Germania Ovest. Dopo quattro anni viene scarcerato e sparisce con la moglie sotto nuove false identità.


La pistola al cianuro (nella foto qui sopra) rimane una delle armi più incredibili della Guerra Fredda e nel 1964 lo scrittore Ian Fleming ne parla in un romanzo di James Bond, "L'uomo dalla pistola d'oro". L'ho riesumata anch'io, nel romanzo "Mosaico Iran". Rimane il dubbio: quante altre persone saranno state eliminate in quegli anni dal KGB senza che nessuno se ne sia mai accorto?

(Questa puntata de La Boutique del Mistero è andata in onda domenica 17 aprile 2022 su Radio Number One)

venerdì 8 aprile 2022

Iperwriters - Biodiversità invisibili: grandezza

Photo: Vidar Nordli Mathisen on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13. La nave Iperwriters passa, in cerca di persone grandi, che dovrebbero essere ben visibili, in mezzo al mare.
Ma è difficile vederle, perché gli occhi sono disabituati alla grandezza. Come si dice? Se guardi un elefante da vicino non vedi l'elefante, ma la sua pelle. Oggi non si vede neppure la pelle, il naso non percepisce l'odore, e le orecchie non sentono i barriti.
Ogni grandezza è diventata un granello di sabbia, guardata da una sorta di cannocchiale rovesciato. E alla fine la piccolezza è uno stato di natura e si nasce già piccoli.
Siete abbastanza vecchi da ricordare i vecchi libri, le vecchie enciclopedie? Vi ricordate della grandezza umana che vi veniva proposta come esempio? I grandi della Storia. I grandi del Pensiero. I grandi dell'Arte.
Sì, va bene, ci sono in edicola le collane di libri e audiolibri dedicate ai grandi di questo e di quello. Grandi morti, perciò manovrabili. Di tanto in tanto, a qualche ex grande invecchiato ma ancora in vita, si dedica un film biografico.
Ma dove sono i grandi del presente? Verranno forse scoperti in futuro?
No, perché il futuro è già adesso, e la personalità umana è stata limata e mutilata di tutte le qualità che la facevano grande: creatività, intelligenza libera, audacia, stile inimitabile, fascino, carisma da leggenda.
E negli altri campi? Lo abbiamo detto: medicina, perché i ricchi vorranno essere curati bene. Tecnologia, da cui dipende l'esistenza stessa.
E se siete delle grandi anime? Potrete ancora essere santi. Porterete i viveri agli indigenti, sarete gentili, ascolterete megalomani logorroici, vi farete truffare, perdonerete gli insulti, risponderete al male col bene. Tuttavia la vostra santità sarà un'attività sì riconosciuta, ma innocua e un po' ridicola. Dopo tutto, negli ultimi decenni i santi sono piovuti dal cielo come le alluvioni. Che avrete fatto di straordinario?
Forse per questo alcune persone mangiano fino a pesare più di cento chili, e ancora, ancora, fino a inchiodarsi alla loro poltrona. Si distruggono, ma qualcuno sarà costretto a occuparsi di loro. Se una grande anima non viene vista, è difficile ignorare un grande corpo. Se non altro perché costa alla comunità.
Continueremo a parlarne nei prossimi container, analizzando una delle origini della grandezza, passata o forse futura: il talento.





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