martedì 15 febbraio 2022

Le ombre nigeriane di Femi Kayode

 


Recensione di Andrea Carlo Cappi

Un thriller psicologico davvero notevole, molto superiore alla media per qualità di scrittura, costruzione della vicenda e resa dell'ambientazione. Come sanno fare solo i migliori scrittori di noir, l'autore nigeriano Femi Kayode si ispira a un episodio drammatico realmente accaduto e utilizza l'indagine del protagonista per raccontare la realtà del suo paese, mettendone in luce modernità e contraddizioni, storia recente e questioni etnico-religiose, rese ben comprensibili a un lettore “esterno”. Quando mi è stata proposto di tradurre Lightseekers ho dato una rapida occhiata alla scheda di presentazione e il mio interesse si è acceso subito. Il romanzo, uscito da Longanesi nel gennaio 2022 come Il cercatore di tenebre (poi vi spiego l'apparente contraddizione tra i due titoli), ha superato di gran lunga ogni mia aspettativa.

Il professor Philip Taiwo è nato in Nigeria, ma ha studiato e ha lavorato negli Stati Uniti, diventando esperto di psicologia della folla e consulente dell'SFPD. L'aggancio agli USA, che deriva dalle esperienze personali dell'autore, non serve solo a dare riferimenti comprensibili al pubblico "occidentale", ma anche a fare del protagonista uno straniero in patria: Taiwo era qualcuno a San Francisco, ma quando la moglie decide di tornare a vivere a Lagos, dove la attende un ruolo importante in ambito universitario, lui si trova a essere un pesce fuor d'acqua, insoddisfatto sul piano lavorativo e incerto persino sulla stabilità del suo matrimonio.

Tuttavia il suo curriculum professionale induce un importante manager della capitale ad assumerlo per un'indagine: nella cittadina universitaria di Okriki tre giovani sono stati uccisi dalla folla inferocita mediante necklacing, ovvero intrappolati in pneumatici cosparsi di benzina cui è stato dato fuoco. Erano accusati di far parte di una "setta", come vengono definite le organizzazioni studentesche che sfociano nella criminalità e sono alla base della cosiddetta "mafia nigeriana". Una delle vittime è il figlio del manager, il quale non crede che il ragazzo fosse coinvolto in attività illegali. Il brutale atto di giustizia sommaria è stato il gesto spontaneo di una comunità esasperata da furti e rapine, oppure è frutto di manovre altrui, il concetto che il protagonista definisce “violenza in subappalto”?

Taiwo non è né un detective privato né un poliziotto: è uno psicologo forense, un ricercatore da biblioteca e da scrivania. Appena arriva a Okriki, dove viene affiancato dall'autista-assistente Chika, più esperto di lui delle regole non scritte che dominano da quelle parti, si trova di fronte al muro di gomma della polizia locale e alle pressioni della comunità tribale. Nessuno gradisce che sia venuto a ficcare il naso in una vicenda che tutti danno ormai per chiusa. Taiwo corre seri rischi personali, si guadagna l'appoggio di un'affascinante avvocatessa, ma non può fidarsi di nessuno. E intanto attraverso i social network qualcuno istiga alla violenza la gente di Okriki, pilotandone la rabbia come un sapiente burattinaio in un crescendo drammatico.

Il titolo originale e quello italiano giocano sul tema di "luce" e "tenebra", che non riguardano solo la necessità di fare chiarezza su un caso apparentemente risolto. I due termini si riferiscono anche alla psicologia di un misterioso antagonista che agisce nell'ombra e che il lettore incontra più volte nel romanzo... Ma non posso dire altro senza svelare le sorprese della trama, sapientemente costruita con la tecnica dei migliori autori americani, ma capace di immergere il lettore in un'atmosfera africana in cui possiamo riconoscere problematiche di intolleranza, manipolazione della folla e violenza in agguato, comuni a qualsiasi società. Un romanzo appassionante, da cui c'è molto da imparare.

Femi Kayode Il cercatore di tenebre. 400 pagine, euro 18,60

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lunedì 14 febbraio 2022

Colpo grosso a San Valentino

 

La banca dopo il colpo (dal "Corriere d'Informazione")

La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Nel 1953 a Milano non si usava ancora festeggiare San Valentino come si fa oggi. Inoltre il 14 febbraio era un sabato e al sabato si lavorava come gli altri giorni: le fabbriche e le banche erano aperte.
Lavoravano anche i rapinatori. Il loro ambizioso obiettivo era una banca in via Solferino (sotto le finestre del "Corriere della Sera", il quotidiano per eccellenza) all'angolo con via Montebello, a breve distanza dal passo carraio della Polizia. Una vera sfida. 
Quel giorno di San Valentino la mala milanese fece un salto di qualità, rispetto alla stagione dell'immediato dopoguerra, dominata dalla banda dell'Aprilia nera di Bezzi e Barbieri (leggi qui la loro storia). Ebbe inizio l'era delle grandi rapine, che sarebbe durata fino agli anni Settanta.

Quella mattina i banditi si mettono all'opera verso le otto del mattino, per procurarsi l'automobile per il colpo. Hanno messo gli occhi su una Lancia Aurelia con autista, che aspetta sotto casa in via Mozart un dirigente della Pirelli per portarlo in fabbrica. Il tentativo fallisce: l'autista riesce a fuggire con la macchina. Nessun problema. Dietro l'angolo, in via Barozzi, un'altra Lancia Aurelia con autista attende un dirigente della Bassetti. Tre uomini saltano a bordo, costringono l'autista a partire e lo abbandonano ai vicini giardini pubblici.
Alle 9.25 la banda fa il suo ingresso con le armi spianate nella filiale 26 del Credito Italiano, neutralizza impiegati e clienti senza colpo ferire. Il direttore Maestri fa appena in tempo a comporre il numero 777, quello della Polizia. Ma alle 9.33 i rapinatori sono già a bordo della Lancia Aurelia, pronti alla fuga. Troppo presto persino perché la Volante possa far uscire le sue camionette da via Montebello e lanciarsi all'inseguimento.
Tuttavia ce n'è una già in strada, di pattuglia, che riesce a mettersi alle calcagna dell'auto in fuga. All'epoca la Polizia ha a disposizione solo le vecchie Jeep Wyllis della Military Police statunitense, rimaste in città dopo la guerra. Alla caccia si unisce una moto con sidecar della polizia. Ma l'autista della banda sa il fatto suo: evitando di stretta misura di scontrarsi con un'altra macchina, riesce a farsi largo nel traffico e a seminare gli inseguitori.
I rapinatori scompaiono con il bottino come fantasmi nella nebbia. A nulla servono le indagini: nessuno scoprirà mai le loro identità, né si riuscirà a recuperare il denaro rubato. Da quel momento, la Polizia rimodernerà il suo parco macchine, per affrontare una nuova generazione di criminali ad alta velocità. Ma dopo settant'anni la rapina di San Valentino è un caso ancora irrisolto.


Mi sono imbattuto in questa storia alcuni mesi fa e ne ho tratto un racconto lungo intitolato appunto "Il colpo di San Valentino", pubblicato nell'antologia di autori vari "Menegang - Milano noir dagli anni '50 a a oggi" di Edizioni Borderfiction e disponibile in ebook e volume cartaceo in esclusiva su Amazon (fai click qui per scoprire di più). Nel racconto immagino chi possano essere i rapinatori, in una vicenda che alla preparazione ed esecuzione del colpo unisce anche gli intrighi politici dell'epoca e persino una scomoda storia d'amore.

(Dalla puntata de "La boutique del mistero" trasmessa il 13 febbraio 2022 su Radio Number One).

sabato 12 febbraio 2022

La Boutique del Mistero: in radio con A. C. Cappi


Torna La Boutique del Mistero di Andrea Carlo Cappi su Radio Number One: la domenica pomeriggio tra le 16.15 e le 16.30 nel programma di Luca Galiati.

Rievocazioni  e retroscena di Andrea Carlo Cappi

Da domenica 13 febbraio 2022 alle 16.15 circa torna, in diretta su Radio Number One (qui le indicazioni per ascoltarla, su FM, piattaforme e app), la mia storica rubrica La Boutique del Mistero. Sarà un breve appuntamento settimanale all'interno del programma della domenica pomeriggio condotto da Luca Galiati.
In ogni mio intervento parlerò di qualcosa di curioso, misterioso, criminale, spionistico, tratto dalla realtà o dalla narrativa in tutte le sue forme (libri, fumetti, tv, cinema...) Ovvero, gli argomenti  in cui mi imbatto di volta in volta nelle ricerche per i miei libri.
 
La Boutique del Mistero, il cui titolo è rubato dichiaratamente alla celebre raccolta di racconti di Dino Buzzati, è nata nel 1999, dopo essere stato co-autore e co-conduttore di diversi programmi su reti tv private. All'inizio andava in onda su Radio Donna Network come programma settimanale mattutino di un'ora al fianco di Roberta Pellagatta, con occasionali interventi di Lapo De Carlo (memorabile la sua chiamata in diretta nei panni dell'assassino della Dalia Nera). Poi diventò un doppio appuntamento di ben due ore, in diretta il martedì notte e in replica la domenica pomeriggio, insieme a Lapo De Carlo.
Nel 2002 La Boutique del Mistero trasmigrò nientemeno che in Via Montenapoleone, nella radio omonima, dove invece il programma veniva registrato (quindi, per la fortuna dei passanti, non mi si vedeva in diretta nella vetrina di Venini, nella celebre strada milanese in cui l'emittente aveva il suo studio principale).
Il gioco funzionava: anche le storie più inquietanti diventavano intrattenimento e il pubblico apprezzava l'ironia che permeava il programma. Tra gli ospiti delle varie puntate delle diverse edizioni ricordo Alan D. Altieri, appena sbarcato dagli USA con le ultime notizie da Hollywood, e Stefano Di Marino, che raccontò come solo lui sapeva fare i retroscena del cinema di Hong Kong, che in quegli anni aveva riconquistato l'Occidente.
All'inizio del 2003 dovetti sospendere la rubrica perché, ebbene sì, rimasi senza voce per varie settimane. Poi sopraffatto da altri impegni di lavoro - libri da scrivere o tradurre, eventi da organizzare, collane editoriali da dirigere - non ebbi più il tempo di riprenderla.

Da allora sono stato varie volte ospite in numerosi programmi radiofonici o televisivi (in particolare MattinoCinque e UnoMattina), sono stato co-autore nel 2003 del serial Mata Hari con Veronica Pivetti su Rai Radio2, ma non ho più realizzato una mia rubrica al di fuori di Internet.
Alla fine del 2021 a Luca Galiati, conosciuto nel 2002 a Radio Via Montenapoleone e oggi a Radio Number One in diretta il sabato e la domenica pomeriggio dalle 14.00 alle 17.00, sono capitate di nuovo tra le mani alcune vecchie registrazioni del mio programma. Gli è venuta l'idea di riprendere quell'appuntamento in una formula più rapida e adatta ai tempi.
Non ho saputo resistere alla proposta di tornare nell'etere con un appuntamento settimanale, oltretutto su un'emittente storica che, contando le sue incarnazioni precedenti, trasmette da oltre quarantacinque anni. Pertanto, signore e signori, la Boutique riapre: ci sentiamo la domenica verso le 16.15 su Radio Number One.

Immagine: A. C. Cappi nel 2009, da una fotografia di Daniela Basilico.


venerdì 4 febbraio 2022

Iperwriters - Biodiversità invisibili: giovinezza

Foto: Paul Teysen, from Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13. La nave Iperwriters passa, con il suo carico di giovani. Perché per i giovani c'è posto solo da noi, in mezzo al mare.
Per i giovani non c'è nulla. Non sarebbe questo il problema. Ci sono già state epoche storiche in cui per i giovani non c'era nulla, neppure il cibo, l'acqua e il fuoco: ma si sapeva. Fame, sete e freddo si percepiscono. Epoche di guerra, di povertà e di fughe da guerra e povertà, ben difficili da ignorare.
Oggi per i giovani non c'è nulla, ma non se ne ha coscienza. Non manca nulla, nel mondo contemporaneo, a parte la vita. E quasi nessuno lo sa.
I giovani sono vittime della presentificazione contemporanea, del solo qui e ora. Mentre in apparenza il mondo dovrebbe appartenere a loro, paradossalmente rimangono immobili. Schiacciati dall'immenso soffitto dei presentificati di successo che non possono o non vogliono invecchiare, vengono costretti ad evolversi in curiose forme orizzontali, vacue e irrisolte.
Queste forme orizzontali sono i sogni. Ai giovani viene detto (lo sentiamo quasi ogni giorno): non rinunciare mai al tuo sogno. Non viene loro detto che il sogno deve appunto rimanere tale. Generazione dopo generazione vanno a ingrossare le file di un esercito di sognatori vaganti da una falsa occasione all'altra.
Si sogna il film del proprio successo, con una catena di eventi che devono “fatalmente” verificarsi, altrimenti perché si vive?
Ma gli eventi slittano, non accadono o, se accadono, sono biforcuti. E mentre ti dicono "Credici, credici, altrimenti non ci crederanno gli altri!" vedi che gli altri non ci credono, e allora smetti di credere. Finché lo stato giovanile finisce, a seconda dell'età anagrafica o psichica. Allora si entra in una realtà bruta e vile, in un antiinferno che precede la vecchiaia, in cui non si sa che fare di se stessi ma ancora si è tormentati da qualche straccio di entusiasmo, qualche piccolo progetto, qualche voglia di felicità.
Certo, di tanto in tanto a qualcuno è concesso di realizzare il sogno: altrimenti, come potrebbero gli altri sognare? Ma il sogno realizzato ha una data di scadenza sempre più vicina, perché il numero dei presentificati di successo deve rimanere uguale, e il ricambio è necessario. Così, il sogno realizzato può diventare una realtà ancora più bruta e vile.
Salite a bordo, eterni bambini

venerdì 14 gennaio 2022

Iperwriters - Biodiversità invisibili: vecchiaia

Photo: Rinson Chory from Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13. Ormai avrete capito che la nave Iperwriters non passa mai in perfetto orario. Non per elogio della lentezza, ma per vera lentezza. Il motivo è ovvio: siamo vecchi.
Ragioniamo perciò sulla prima biodiversità invisibile: i morti, che non vanno più in cielo, ma in un luogo cieco innominato ben recintato da invalicabili tabù. I morti (e dunque il pensiero dell'aldilà) non hanno più uno status sociale: esiste solo la vita in una perpetua tensione giovanile che si risolve bruscamente nel nulla.
Addio al tale, il talaltro ci ha lasciati. Non passa neppure un giorno, sui social sono finiti i like, si applaude ai funerali (finalmente Bill defunto non è più un problema?) ed è l'oblio.
I vecchi vengono appena prima dei morti nell'opera di rimozione culturale dello scorrere del tempo e della Storia. I vecchi, che nessuno ascolta e rispetta a meno che non abbiano fatto un lifting e non siano in televisione. Mentre si finge di proteggerli, non si vede l'ora che si tolgano dai piedi. E di fatto vengono trattati come il cavallo de La fattoria degli animali di Orwell, che dopo una vita spesa per il bene della comunità viene mandato al macello.
I vecchi quando diventano brutti, cioè in tutta l'evidenza della vecchiaia, non più competitivi sul mercato del sesso. I vecchi non più produttivi e utili, a cui si cerca di negare la ricompensa dovuta. I vecchi che credono ancora di avere dei diritti, malati terminali come in un film americano: la tua assicurazione non copre le spese!
Nel mondo contemporaneo presentificato ogni essere vivente nasce con una data di scadenza, come tutte le merci in vendita. Fra la data di scadenza sociale e quella naturale decisa dalla biologia e dal destino (la morte) si entra in una sorta di inferno laico dove si vaga in uno stato di marginalizzazione permanente.
E' come essere sparati verso la morte in una corsa ultrasonica, anche se tutto sembra immobile.
Diversa è la condizione di chi nasce vecchio, consapevole del cambiamento, dello scorrere del tempo e dei cicli storici, e di quanto sia innaturale l'attuale vuoto pneumatico.
Perché negare la morte e la premorte è negare la vita.
Noi di Iperwriters, vecchi ci siamo nati.

mercoledì 5 gennaio 2022

Diabolik, romanzo e film

 


Recensione di Alby Bottecchia

Clerville anni Sessanta: un misterioso quanto astuto e spietato ladro flagella la città da diversi mesi. Di lui non si conoscono né il nome né il volto solo un soprannome e un modus operandiDiabolik: un'ombra oscura e spietata che prende di mira i ricchi della città in modo sistematico, letale e inesorabile. L'ultima vittima designata del grande ladro è la bellissima Lady Kant, giovane nobildonna dall'oscuro passato e dal fascino ammaliante, proprietaria di un preziosissimo anello che fa gola al Re del Terrore (il soprannome di Diabolik presso l'opinione pubblica).
Quello che né il ladro né la ragazza possono sapere è che, proprio in occasione del tentativo di Diabolik di impadronirsi dell'anello con il Diamante Rosa, saranno destinati a incrociarsi e soprattutto a innamorarsi l'uno dell'altra. Il Re del Terrore, colpito non solo dal fascino ma anche dalla freddezza di Eva di fronte alla minaccia di morte,  ne rimarrà conquistato. E sarà proprio lei che lo aiuterà a uscire dai guai quando la situazione diverrà troppo complicata perché il grande ladro possa farlo da solo.
Infatti la sua nemesi, il tenace e implacabile ispettore Ginko della polizia di Clerville, grazie al supporto dell'attuale compagna di Diabolik, l'infermiera Elisabeth Gay, è riuscito a scovare uno dei rifugi dell'inafferrabile criminale e a tendergli una trappola. Solo la complicità e la perfetta intesa tra i due nuovi amanti consentirà a Diabolik di cavarsela ancora una volta, riuscendo nel contempo a liberare la bella Lady dalle sgradite attenzioni - e dal ricatto - del viceministro della Giustizia Giorgio Caron.
Tensione, romanticismo, azione e mistero per l'adattamento definitivo del fumetto creato nel 1962 da Angela e Luciana Giussani. Andrea Carlo Cappi rilegge in forma di romanzo l'avvincente film dei Manetti Bros (sia co-sceneggiatori che registi della pellicola, coadiuvati in fase di script da Michelangelo La Neve) con Luca Marinelli (Lo chiamavano Jeeg RobotOld GuardMartin Edennel ruolo di Diabolik, Miriam Leone (Fratelli unici, Metti la nonna in freezer, Amore a domicilio) nei panni di Eva Kant e Valerio Mastandrea (Perfetti sconosciuti, Moschettieri del re - La penultima missione, Detective per caso) nei panni dell'ispettore Ginko.
Infilate il pugnale nel fodero, tirate su il cappuccio della tuta e mettetevi al volante della Jaguar E-Type Diabolik è tornato!
Swiisss!!

venerdì 31 dicembre 2021

Iperwriters - Scuola di sopravvivenza

Photo: William William from Unsplash


Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13.
La nave Iperwriters, come promesso, vi porta le strategie per sopravvivere se siete delle biodiversità. 
Ne abbiamo individuate quattro possibili: 
guerriglia: ma anche guerra dichiarata. Combattere per affermare la propria forma di vita contro tutto quello che è nemico, all'esterno ma soprattutto all'interno. Il rischio è un livello di tensione che può diventare intollerabile.
Immaginazione: sprofondare nel sogno e crearsi una realtà parallela autoreferenziale. Non è, come sembra, un modo di sfuggire al mondo, perché il mondo ci guarda anche mentre dormiamo. Il rischio è la derealizzazione e una follia più o meno dolce.
illusionismo: stare nel mondo e ingannarlo con abili giochi di prestigio, e cercare di educarlo divertendolo. Il rischio è di ritrovarsi nudi e indifesi se il prestige non riesce.
mimetismo: fingersi come tutti gli altri, recitando costantemente fino a raggiungere una specie di simulazione spontanea. Il rischio, se non si rimane lucidi, è di non conoscersi più.
eremitaggio: se non si ha bisogno di lavorare per guadagnare è possibile rinchiudersi in un isolamento reale, in un ambiente fatto a propria misura come le case per bambini di Maria Montessori. Il rischio è l'azzeramento dei rapporti sociali. Emily Dickinson viveva chiusa in casa, sempre vestita di bianco come un fantasma. I ragazzini del posto credevano che fosse un vero spettro. 
Ma, obietterete, queste sono soluzioni a problemi di cent'anni fa, e oggi i drammi non sono tanto estremi da richiedere atti estremi. Tutte le biodiversità sono sostenibili. 
E' più complicato di così, e il mondo è un viso pallido dalla lingua biforcuta. Le biodiversità visibili sono in una continua altalena, premiate e vezzeggiate in alcuni casi, ancora disprezzate e perseguitate in altri. Dipende dai luoghi, dagli ambienti fisici e culturali, dalla casta di appartenenza. L'ipocrisia confonde le acque delle biodiversità visibili.
Immaginiamo ora quanto può essere torbido lo stagno delle biodiversità invisibili. 
Perché ne esistono, e al prossimo passaggio ve le sveleremo. 
Au revoir.

Iperwriters - Tiro al piccione su Superman

Photo: Johan Taljaard on Unsplash I perwriters - Editoriale di Claudia  Salvatori Letteratura italiacana - 59 - Tiro al piccione su Superman...