Paolo Brera in una foto di A. C. Cappi, 2011 |
Tributo a Paolo Brera
di Andrea Carlo Cappi
Ci sono giorni in cui si direbbe proprio che il Grande Sceneggiatore abbia oscuri disegni di cui potremmo quasi cogliere un filo... e, se solo ne fossimo capaci, forse le cose cambierebbero. I miei incontri con Paolo Brera ne sono la prova: neanche a farlo apposta, sono sempre stati un crocevia del destino. Fino all'ultimo.
Paolo Bera a un reading, foto di A. C. Cappi, 2011 |
La sera del 21 febbraio alla presentazione a "Ribs & Books" delle novità della casa editrice Clown Bianco, tra gli ospiti c'è Paolo Brera con il suo romanzo "Il futuro degli altri". In tale occasione racconto al pubblico che, quasi ogni volta che Paolo Brera e io ci incontriamo, si verificano eventi curiosi e importanti.
La primissima volta, credo nel 2006, ci incrociammo brevemente alla Libreria del Giallo di Milano, all'uscita del suo romanzo "Il veleno degli altri" (le parole "degli altri" nel titolo erano un suo marchio di fabbrica). Ma la conoscenza diretta nacque qualche tempo dopo, durante una manifestazione estiva sul giallo in Liguria: arrivarci, tra imprevisti meteorologici e automobilistici, era stato avventuroso, e l'evento a cui avremmo dovuto partecipare Brera e io - in una sala in cima a una scalinata vertiginosa - venne pure annullato (in effetti mi ero chiesto chi potesse voler assistere a una presentazione di libri in un luogo così impervio in un sabato sera d'estate: la risposta era nessuno). Così, dopo una telefonata dagli organizzatori, non ci alzammo neppure dal tavolo del ristorante. Tuttavia dalla nostra conversazione appresi innanzitutto che Paolo Brera, che conoscevo come scrittore, economista e giornalista per i suoi meriti, era figlio del leggendario Gianni Brera, di cui evidentemente aveva ereditato mestiere e talento. Avrei in effetti potuto notare un certa somiglianza anche fisica tra padre e figlio.
Inoltre scoprii che Paolo si era dedicato a raccogliere e tradurre vari testi sulla figura e il mito di Don Giovanni, elaborati nei secoli da vari autori: Zorrilla dallo spagnolo, Balzac dal francese, Pushkin dal russo, con in più suo padre con un testo teatrale e lui stesso con un racconto. Era un lavoro che avevo in mente da tempo e che avrei voluto (vorrei tuttora) completare anche con mie traduzioni di altre versioni; e in quel momento ero il direttore editoriale di una casa editrice con qualche ambizione culturale (poi devastata dall'incompetenza del marketing, ma questa è un'altra storia). Il viaggio in Liguria dunque era fallito sul piano delle presentazioni, ma permise la pubblicazione del bellissimo volume "Don Giovanni - Un progetto di Paolo Brera" (ora purtroppo fuori commercio). Non era la prima volta, del resto, che lui ideava un libro, poi incontrava un editore che voleva pubblicare proprio quel libro.
Paolo traduceva dal russo, dal francese, dallo spagnolo... da tutte le principali lingue europee, in effetti. Mi diceva che, una volta imparate quelle dei ceppi linguistici fondamentali, interpretare le altre diventava facile. Nel 2009 lo contattai persino da Praga per la curiosità di decifrare una scritta su una parete di un locale. Da profondo conoscitore dei classici, continuò nel tempo a comporre antologie tematiche di testi tradotti da lui: qualche anno fa lo ho messo in contatto con Algama Editore, casa editrice solo digitale, che ne ha pubblicati svariati in ebook, in pratica una collana tutta sua.
Ma nel 2008 era nato un altro progetto: in vista del 150° anniversario della nascita dello Stato Italiano del 2011, Paolo aveva in mente di scrivere un romanzo di intrighi politici ambientato durante il Risorgimento. Ma il suo progetto era ben più complesso: tutti i personaggi dovevano avere a loro modo dualità e contraddizioni (il capo dei servizi segreti austriaci che non è più del tutto viennese ed è quasi milanese; sua figlia, pure austriaca, che simpatizza tuttavia per i moti italiani...) mentre il protagonista, con le sue passioni, i suoi segreti e i suoi doppi o tripli giochi, era caratterizzato da una curiosa patologia all'epoca ancora ignota, a volte di ostacolo e a volte di aiuto nel suo "lavoro".
Paolo voleva che, da esperto di spy-story nella narrativa e nella realtà, lavorassi con lui al testo che lui aveva già in buona parte elaborato nel frattempo.
Paolo Brera e A. C. Cappi, foto di Emanuela Oliva, 2011 |
Sicché nel 2010, proprio mentre usciva il mio saggio "Le grandi spie" che mi aveva impegnato per metà dell'anno precedente, cominciai a occuparmi del "nostro" romanzo. Ricordo una sua telefonata cui non potei rispondere: il cellulare squillò mentre stavo correndo nell'aeroporto di Madrid per prendere una coincidenza verso Malpensa con l'urna delle ceneri di mia madre nel bagaglio a mano. Ma Paolo non si offese se non potei richiamarlo subito: a differenza di parecchia altra gente, comprendeva che una persona sempre indaffarata può anche... avere altro da fare.
Per quanto riguardava la parte medica, lui si era documentato sul testo autobiografico di un autore americano con cui - per caso - avevo collaborato a distanza a un libro successivo qualche anno prima. Io mi basai su un altro testo e alla fine diventai un esperto dell'argomento. Tanto da arrivare nel 2014 a riconoscere i sintomi di quella particolare patologia in una persona a me vicina: la mia preparazione in tal senso è stata determinante a indirizzarne la terapia verso nuovi orizzonti e, spero, verso la guarigione. Tutto grazie al romanzo, divenuto a sua volta un crocevia del destino.
A fine 2010 il libro era pronto e trovai l'editore, Sperling & Kupfer, che lo pubblicò nel settembre 2011 con il titolo "Il Visconte". Nel 2017, scaduto il contratto, è stato ripubblicato con un diverso montaggio dei capitoli e il titolo con cui lo avevamo proposto in origine, "La spia del Risorgimento", in un'edizione in volume ad alta tiratura in edicola e nel contempo in ebook da Algama, da cui è tuttora disponibile.
Giusto la sera del 21 febbraio scorso abbiamo parlato del nostro progetto di proseguire la serie, con Paolo Brera nel ruolo di autore principale e un mio ruolo più modesto come editor: era lui, con la sua cultura, il profondo conoscitore delle finezze storiche e linguistiche. Se non ha già scritto e non viene ritrovato un file con almeno parte del secondo romanzo, "Il Visconte tra le nuvole", temo che la vicenda del nostro eroe si fermerà al primo libro.
Ma i crocevia del destino sono continuati. Come organizzatore di eventi letterari, ho tra le varie sedi il Cafè Clubino di via Cosseria 1. Paolo Brera, che aveva incontrato un gruppo di lettrici a Tempo di Libri 2017, le invitò a partecipare a un paio di miei eventi al Clubino. Non riuscirono a organizzarsi per il primo, ma alcune si presentarono al secondo, il 17 giugno. Ricordo che Andrea G. Pinketts e io approfittammo dell'occasione per rendere omaggio ad Alan D. Altieri, morto all'improvviso quella settimana. Quando una delle amiche di Brera si fece fare una dedica su un mio romanzo, disse che lo avrebbe letto di lì a poco in una vacanza appena prenotata. Intuendo di essere a un nuovo crocevia, le chiesi dove fosse diretta. In effetti, due settimane dopo ci trovammo sullo stesso aereo per la Spagna che io avevo prenotato da tempo... e un'altra serie di coincidenze semplicemente romanzesche fece sì che lei diventasse la mia fidanzata e determinasse a sua volta una serie di eventi epocali nella mia vita.
Paolo Brera, al centro, 4/2/2019, foto di F. Giacomelli |
Nell'autunno 2018 agli eventi al Clubino aggiunsi una serie parallela di incontri in un'altra sede, il Ribs and Beer di Lambrate, coprendo così un'altra zona di Milano. Approfitto sempre dei gestori di locali che amano la letteratura. Di lì a poco Clown Bianco Edizioni mi propose di presentarvi due sue novità... senza sapere dei miei rapporti pregressi con i due autori: dell'amico Riccardo Landini avevo fatto l'editing di un romanzo, ma l'altro autore era proprio Paolo Brera. La data venne fissata per giovedì 21 febbraio, dalle 18 alle 20. Una piacevole serata, anche se avrei voluto la sala piena come al solito; ma la Fashion Week, la partita dell'Inter delle 21 e un altro evento concomitante per il volume "Delitti alla milanese" forse hanno distolto i nostri potenziali seguaci. Paolo si è trattenuto a cena, moderandosi nel cibo e nel vino (era molto attento alla salute); parlammo del nostro Visconte e dell'incontro cui avrebbe dovuto partecipare a "Monsieur Le Pop" a Marina di Andora tra qualche mese, presentando sia il suo nuovo volume, sia una riedizione di un libro di suo padre. Poi lui si diresse alla metropolitana.
Dove sarebbe morto di infarto, probabilmente mezz'ora dopo. La notizia, incredibile e devastante, mi è arrivata il pomeriggio seguente, proprio mentre stavo lavorando all'editing del libro postumo di Andrea G. Pinketts, un altro comune amico scomparso da poco. Avevo parlato tutta la sera dei crocevia del destino e del fatto che ogni volta che Brera & Cappi si incontravano succedeva qualcosa. Ma che proprio quella sarebbe stata l'ultima sera, l'ultima cena, proprio non avrei potuto immaginarlo.
L'addio a Paolo Brera: domenica 24 febbraio 2019 dalle 16.00 alle 19.00 presso la casa funeraria San Siro in via Arcangelo Corelli 120, Milano; lunedi 25 febbraio 2019alle 11.00 alla chiesa San Bartolomeo di San Zenone Po (Pavia).