Biagio Proietti in una foto di A. C. Cappi |
Riflessioni di Andrea Carlo Cappi
Quarantatré anni fa in questi giorni - per la precisione il 13 gennaio 1976 - l'Italia comincia a chiedersi "Dov'è Anna?" È il titolo del giallo televisivo imperniato sulla misteriosa sparizione di Anna Ortese, impiegata in un'agenzia immobiliare di Roma. Quando il commissario Bramante è costretto ad abbandonare le indagini, è il marito della donna, Carlo, a dare inizio alla propria inchiesta privata che trascina con sé gli spettatori italiani (una media di ventiquattro milioni) fino alla rivelazione finale del settimo episodio, in onda il 24 febbraio con un'audience senza precedenti e tuttora ineguagliata: ventotto milioni di persone.
Questo perché Dov'è Anna?, diretto da Piero Schivazappa, non è solo un ottimo sceneggiato (non si usava ancora la parola fiction) in un'epoca in cui i gialli a puntate realizzati dalla RAI sono abitualmente molto seguiti. È anche l'arrivo sul piccolo schermo del "giallo italiano" a tutti gli effetti: personaggi italiani, ambientazione italiana (eccetto una breve parte ambientata in Spagna) e soprattutto storie italiane, al punto che una delle questioni sollevate in un episodio porterà addirittura alla modifica di una legge dello Stato.
Fino a quel momento i gialli della RAI si sono svolti perlopiù all'estero, assecondando la persistente convinzione che l'Italia non fosse un luogo credibile per storie del genere. La scommessa di Dov'è Anna? - sceneggiatura originale di Biagio Proietti e Diana Crispo, che ne trarranno anche un bestseller ripubblicato di recente - è realizzare una storia in cui il pubblico si possa riconoscere. Tant'è che - come racconta il numero della Domenica del Corriere nella foto sopra - vengono presto notate le somiglianze tra la vicenda televisiva e una reale indagine in corso.
RayPlay e una nuova collezione di dvd in edicola dal 2 gennaio 2019 ripropongono questo e molti altri titoli di quella fortunata stagione creativa della televisione italiana. In perfetto tempismo con l'uscita alla fine dello scorso anno da Edizioni il Foglio del libro di Mario Gerosa Biagio Proietti - Un visionario felice, contenente anche contributi di Stefano Di Marino, Enrico Luceri e miei, ma soprattutto i ricordi personali dello stesso Biagio Proietti. Il libro fa seguito al volume Daniele D'Anza - Un rivoluzionario della tv, che Gerosa e Proietti hanno pubblicato presso lo stesso editore nel 2017 e tratta di uno dei registi più importanti dell'epoca degli sceneggiati RAI.
Tuttavia, se Biagio Proietti è noto soprattutto per i suoi sceneggiati gialli (a partire da Coralba, diretto proprio da D'Anza), Un visionario felice percorre tutta la sua carriera tra televisione, cinema, radio, teatro, narrativa e saggistica. Un corpus di opere in cui il giallo-noir ha una forte presenza (va ricordato il film La morte risale a ieri sera di Duccio Tessari, tratto da I milanesi ammazzano al sabato di Scerbanenco) così come l'horror (per esempio Black Cat di Lucio Fulci), ma non solo: basta citare una straordinaria versione televisiva di Madame Bovary diretta da D'Anza o la commedia Chewing-gum di cui Proietti è anche regista.
Potrei citare moltissimi altri titoli famosi, ma per sapere tutto c'è, appunto, un libro, con parecchio da leggere e molto da scoprire o riscoprire: buona parte del materiale è disponibile in video e, nell'ultimo decennio, ha conquistato anche un pubblico giovane che non lo aveva "vissuto" all'epoca. Un'esperienza che vi posso consigliare, dal momento che partecipare a questo volume è stato anche per me l'occasione per vedere o rivedere molta dell'estesa produzione di Biagio Proietti.
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