lunedì 16 giugno 2025

Spy Game incontra Denise Antonietti

Denise Antonietti alias Denis Jane (fotocappi)

Nell'ambito degli incontri con autori e autrici della collana in ebook Spy Game - Storie della Guerra Fredda di Delos Digital, oggi parliamo con Denise Antonietti, già nota al pubblico in edicola e ebook di Segretissimo (Mondadori) come autrice della serie Emerson Ray sotto il nome Denise Jane, quindi membro a tutti gli effetti della cosiddetta "Legione Straniera". Ma anche una delle anime del Festival del Giallo Città di Napoli, presso il quale si dimostra anche brillante conduttrice di eventi. Nel maggio 2025, poco dopo la sua partecipazione all'antologia M-Rivista del Mistero presenta 'I Professionisti' (Ardita Edizioni), ha esordito nella collana in Spy Game con la novelette autoconclusiva L’oro degli Ustaša.


SG: Benvenuta tra le storie della Guerra Fredda! Parlaci di quella che hai appena pubblicato.

Ciao a tutti e grazie dell'accoglienza! L'oro degli Ustaša è nato prima di tutto da una serie di tentazioni. La prima è una tentazione a cui, secondo me, prima o poi cedono tutti gli autori di spy story: quella di provare a mettere le mani nella cosiddetta età dell'oro delle spie, ovvero le tensioni tra blocco sovietico e alleanza atlantica, cominciate subito dopo la Seconda guerra mondiale. E infatti, L'oro degli Ustaša inizia proprio pochi mesi dopo la fine del conflitto, nel dicembre del 1945.
La seconda tentazione a cui ho ceduto scrivendo questa storia, nonché la vera sfida, per me, è stata quella di andare a raccontare un territorio il cui status di terra di confine ancora oggi è una ferita se non aperta, quantomeno non del tutto cicatrizzata: Trieste. Trieste che, per sette anni dopo la firma degli accordi di pace, è rimasta divisa, anche se pochi se lo ricordano e nei libri di storia appare forse in forma di trafiletto. Non ci fu mai un muro come a Berlino, ma esisteva un confine, la Morgan Line, che delimitava le sfere di influenza del governo militare alleato e della Jugoslavia di Tito.
Terza e ultima tentazione, fondere lo spionaggio con l'altro mio grande amore: i caper movies. Volevo finalmente scrivere anche io una storia di tesori rubati, perduti, ritrovati. Che poi il tesoro sia esistito davvero, e che ancora oggi non si sappia bene che fine abbia fatto... be', per me è un plus.

Denise Jane Antonietti (fotocappi)

SG: Quali letture ti hanno condotto a scrivere spy story? Perché hai deciso di seguire proprio questo filone?

In realtà sono approdata allo spionaggio quando ero già abbastanza grande, e ci sono arrivata venendo da una forte passione per i romanzi d'avventura. La spinta decisiva però a passare da lettrice a scrittrice di "spy" me l'ha data la vita reale: quando sono andata a convivere con mio marito (che lavora in ambito militare) ho dovuto sottopormi a un'accurata scansione del mio curriculum e contatti personali. Ho pensato che se certa gente, che fa sul serio, era pronta a credere al minimo indizio che mi identificasse come spia, magari avrei convinto anche i miei lettori.

"I Professionisti" (copertina di Roberta Guardascione)

SG: Il tuo ingresso ufficiale nella spy story è stato con la vittoria al Premio Altieri di Segretissimo Mondadori. Prodigal Son, primo romanzo della serie Emerson Ray, è stato pubblicato nell’agosto 2023, seguito nel 2024 da Leviathan, nella stessa collana. Quest’anno inoltre un racconto con gli stessi personaggi, Codice Dholavira, è apparso nell’antologia I Professionisti, primo volume di M-Rivista del Mistero presenta. Raccontaci di questa serie: com’è nata e in cosa consiste?

Emerson Ray nasce da un personaggio reale incontrato alcuni anni fa. Il personaggio e "l'originale" hanno finito con il somigliarsi poco, in realtà, ma la base in comune c'è: tutti e due texani, tutti e due veterani dell'Afghanistan, tutti e due il tipo di persona che non dice mai di no a un amico, che ci sia da bere una birra, traslocare un divano per quattro piani senza ascensore o uscire in missione nel cuore della notte.
Insieme a Ray, per antitesi, è nato anche il suo rivale e co-protagonista della serie, Tommaso Pierce. Mi divertiva l'idea di mettere in scena due personaggi che in teoria giocano nella stessa squadra ma finiscono con l'essere sempre, in qualche modo, antagonisti. E mi piaceva anche avere l'opportunità di raccontare Napoli, mia città d'adozione, in una prospettiva internazionale che esiste ma è poco frequentata. E credo di aver avuto ragione nel farlo, visto che il Festival del Giallo Città di Napoli già da due anni è diventato un appuntamento fisso per gli autori "spy". Insomma, l'idea che Napoli sia città di spie e intrighi internazionali non ha convinto solo me.
Tornando alla serie Emerson Ray, posso anticipare a chi se lo stesse domandando che il terzo episodio è in fase di revisione. Con la terza puntata chiuderò la mia, chiamiamola così, "trilogia afghana", almeno per un po', e dal quarto episodio in poi Ray & co. andranno a sporcarsi gli scarponi con sabbia e fango di altri Paesi. Quali? Be', lo vedrete...
Postilla: segnalo anche che esiste, seppur nascosto abbastanza bene, un racconto spin-off della serie di Ray con protagonista Tara, che si può trovare edito nell'antologia di racconti erotici di Delos Digital Giochi di Coppia, a cura di Marika Campeti.


SG: Spy Game racconta storie della Guerra Fredda, Segretissimo vicende dei nostri tempi. Come affronti le storie di spionaggio nelle diverse epoche?

In realtà, forse perché sono una fanatica della documentazione, il lavoro preparatorio alle mie storie è molto simile, indipendentemente dall'epoca in cui le ambiento. Naturalmente le fonti di cui posso disporre sono diverse, ma l'approccio è sempre lo stesso: saggi, quotidiani, giornalismo d'inchiesta, report di intelligence desecretati; nel caso del contemporaneo un orecchio sempre teso verso le fonti di informazione altre rispetto ai mass media. Questo per la pianificazione delle trame. Per quanto riguarda invece il lato pratico della scrittura, ho un occhio di riguardo particolare per gli aspetti geografici. Scrivo sempre con una mappa/carta topografica sotto gli occhi e, quando devo inventare edifici che magari non esistono, ne traccio sempre e comunque prima una pianta. Perché quando i proiettili iniziano a volare, è meglio sapere sempre molto bene se c'è o non c'è un muro dietro cui prendere copertura.


SG: Prodigal Son, dicevamo, ha vinto il Premio per romanzi inediti intitolato a Sergio ‘Alan’ D. Altieri; Codice Dholavira è stato finalista al Premio per racconti inediti in memoria di Stefano Di Marino, prima di approdare a I Professionisti, antologia nata proprio come tributo dell’odierna spy story italiana al suo maestro Stefano Di Marino/Stephen Gunn. Come hai vissuto le loro opere come lettrice e quanto possono averti influenzato?

Altieri e Di Marino sono riferimenti imprescindibili per chi aspiri a scrivere spionaggio in Italia, soprattutto se cerca di entrare in questo modo attraverso i concorsi loro intitolati. Oltre ad aver scritto storie indimenticabili, sono dei riferimenti di stile. Non da copiare, ma da cui partire per modellare il proprio linguaggio, il proprio modo di "fare spy". Che lo sapessero o meno quando scrivevano, di fatto hanno creato una scuola di cui io e gli altri nuovi autori di Italian spy facciamo parte. "Noi siamo Legione", l'Italian Foreign Legion, come ci chiamava Altieri, e ne siamo orgogliosi.
A proposito: per chi non lo sapesse, Stefano Di Marino scrisse anche un manuale di scrittura action e thriller. Una vera Bibbia per chi vuole cimentarsi, leggetelo!

Illustrazione di R. Guardascione da "I Professionisti"

SG: Qual è la tua visione della narrativa di spionaggio e come consideri il fenomeno della spy story italiana?

Alcuni anni fa Loriano Macchiavelli scrisse un articolo provocatorio in cui dichiarava che il noir è morto. Da allora mi frulla in testa questa risposta: "Il noir è morto, lunga vita alla spy".
Di fatto, la letteratura di spionaggio, oltre a intrattenere, risponde anche a un'esigenza che nel mondo di oggi è di giorno in giorno più vivida e urgente: capire che succede intorno a noi. Non nel quartiere o nella provincia, o meglio: inquadrare quel che arriva nel nostro quartiere e nella nostra provincia nel "grande gioco" mondiale.
Questo mese di giugno una casa editrice importante come Salani ha fatto uscire ben due titoli di spionaggio. L'antologia I Professionisti di Ardita ha mandato in crisi le spedizioni di Amazon per la quantità di ordini ricevuti. Altri fenomeni letterari esplosi negli scorsi anni subiscono un rallentamento fisiologico. Ci sono progetti, manifesti, idee in cantiere di cui ancora non possiamo parlare. Sotterranei, per ora, ma ci sono.
Insomma, io dico che l'età delle spie sta tornando.
Spero di avere ragione.

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