venerdì 8 marzo 2024

Iperwriters - Felicità malgrado

Photo: Venti Views on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 42 - Felicità malgrado

Venerdì, ore 13. Cominciano i favolosi anni '90, quando qualche straccio di autore arrivava ancora nelle librerie (sotto forma di libro, non di presentazione del) e si facevano ancora i film.
Max e io leggevamo e prendevano ancora il treno per andare al cinema. Saremmo stati felici.
Se.
Se non avessimo dovuto lavorare per vivere.
Se non fossimo stati tanto maltrattati dal mondo negli anni più teneri.
Se non fossimo stati malati. La nostra malattia si potrebbe definire bovarismo degli scrittori. Avevamo letto troppe storie su scrittori che da ultimi (Vangelo docet) erano diventati i primi. Che avevano avuto la loro rivincita su povertà, privazioni, sofferenze, delusioni, amarezze, bullismi di scuola e quartiere, attraverso la letteratura. Che avevano infettato una platea di lettori (sufficientemente grande da poter rappresentare una società malvagia e nemica) del male ricevuto da quella stessa società, trasformato alchemicamente in parole magiche. Che poi forse si erano suicidati ugualmente, ma riscattati e dopo aver regolato i conti. Un po' di sogno americano, un po' di leggende francesi, un po' di santa voglia di rivincita.
Non ci sarebbe stato nessun riscatto. Ma negli anni 90 era ancora possibile sognarlo, e quando brindavano al nostro ultimo anno da pezzenti, un anno dopo l'altro, eravamo felici perché ci credevamo.
Max, nella sua modestia, non pensava di avere talento per scrivere e puntava su di me. Nella sua purezza, era convinto che sarebbe stato stimato e premiato per questo. Ora, se un maschio si pone verso una femmina come normalmente e comunemente si pone una donna verso un uomo, è un paria agli occhi dei popoli. Più disprezzato di una donna o di un gay in quanto non "un vero uomo", e senza la scusante di avere la vagina o un diverso orientamento sessuale. Max non era neppure più apprezzato dalle donne per il rispetto che aveva per me. Né, anche e soprattutto, dagli intellettuali di sinistra.
Più avanti nel tempo, perdute tutte le illusioni, gli avrei detto: "Tesoro, potessimo tornare indietro, farei firmare tutti i miei libri a te. Ti presenteresti agli eventi sociali come genio e io farei la parte della moglie. L'ordine del cosmo ristabilito, li faremmo fessi e ci divertiremmo come matti".
Ah, sì, eravamo felici.

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