giovedì 22 ottobre 2020
Roubaix, une lumiere (2019)
sabato 17 ottobre 2020
Arsenio Lupin (2004)
Francia 1905: Arsène Lupin (o Arsenio nella versione italiana), interpretato da Romain Duris, è un ladro elegante, raffinato e pieno di risorse; figlio di un istruttore di savate e di una nobile discendente dai reali di Francia, ha una profonda cultura, un debole per le belle donne ed è orgoglioso di non aver mai fatto del male a nessuno durante i suoi furti.
Durante una visita alla madre malata apprende che l'assassino del padre, mai identificato, le ha fatto visita riaprendo una ferita mai del tutto rimarginata nel cuore del giovane. L'arrivo di un drappello di gendarmi sulle tracce di Arsène e il pur debole tentativo della donna di difenderne l'integrità, le causano un infarto sotto gli occhi impotenti del figlio. Al funerale della madre, il ladro rincontra dopo dieci anni la cugina Clarisse, interpretata da Eva Green (The Dreamers, Casinò Royale 300: the rise of an Empire), con cui inizia una relazione.
lunedì 12 ottobre 2020
La Mano Nera: Petrosino e la giustizia all'italiana
Recensione di Alby Bottecchia
New York, 1907: a Manhattan non è facile essere italiani. Considerati solo una delle tante minoranze che popolano la più cosmopolita delle metropoli statunitensi, gsono guardati con sospetto e diffidenza dall'élite anglofona a causa della loro difficoltà di integrazione. Per loro è difficile rinunciare a lingua e usanze della terra di origine.
Quando l'organizzazione mafiosa nota come Mano Nera comincia a flagellare il quartiere di Little Italy con ricatti, estorsioni, omicidi e sequestri di minori , l'allora membro del consiglio di polizia di New York, Theodore Roosevelt, sfrutta la sua considerevole influenza per attuare il piano di un vecchio amico.
Joe Petrosino è un tenente della polizia di New York di origine sicula, tanto sagace quanto duro e implacabile nei confronti dei criminali; asso del travestimento, ha una mira micidiale ed è un esperto di combattimento a mani nude.
L'idea tanto semplice quanto geniale è di costituire una squadra composta per la maggior parte da italo-americani il cui obiettivo principale sarà fermare l'espansione criminale della mano nera, il team è composto da: Maurice Bonoil, Antonio Vachiris, Hugo Cassidy, Peter Dondero, John Lago-Marsino, George Silva e Giuseppe Corrao.
Oltre a contrastare i piani della Mano nera (in particolare un tentativo di estorsione ai danni del tenore Enrico Caruso sventato roccambolescamente), la squadra si dovrà occupare anche del feroce serial killer noto come lo Scotennatore, cosi chiamato per le feroci mutilazioni che infligge alle sue vittime.
Sceneggiatore e disegnatore, Onofrio Catacchio (Coliandro, Nathan Never) rende omaggio alla figura di Joe Petrosino, autentica leggenda investigativa italo- americana - qualcuno ricorderà i romanzi di Secondo Signoroni e lo sceneggiato tv con Adolfo Celi - con un giallo degno di una sceneggiatura cinematografica. Una graphic novel della collana Le Storie di Sergio Bonelli Editore, di prossima ripubblicazione in volume.
giovedì 8 ottobre 2020
Il suo nome è... Mister Noir
Blog, pulp e storie
Novità: scopri anche il blog Kverse - Il mondo thriller di A. C. Cappi
Salve a tutti. Il crescente interesse verso i due blog di cui sono il curatore ha richiamato l'attenzione di Hollywood Party, il programma dedicato al cinema di RAI RadioTre di cui sono stato spesso ospite, che ha dedicato loro parte della puntata del 7 ottobre 2020 (potete ascoltarla a questo link), partendo dalla sezione che li accomuna, i miei articoli di Vita da pulp. Dal momento che chi segue questi blog dal cellulare attraverso i social network forse non sa cosa venga pubblicato sull'uno e cosa sull'altro, ho pensato di fornirvi le istruzioni per l'uso e una mappa per orientarvi.
Borderfiction Zone (a questo link) - Nasce dalla webzine Borderfiction fondata alla fine del 2010 da Giancarlo Narciso e di cui sono diventato subito direttore editoriale, grazie anche alla mia esperienza sulle pubblicazioni cartacee G-La Rivista del Giallo (dal 1998 al 1999) e M-Rivista del Mistero (dal 2000 al 2008). Dal 2017 la webzine è trasmigrata su blogspot, continuando a occuparsi di zone oscure e narrativa della tensione, sotto forma di letteratura (scritta e disegnata) e cinema di genere. Tra le collaborazioni, la firma prestigiosa di Claudia Salvatori e il talento esplorativo di Alby Bottecchia. In queste pagine riassuntive potete trovare i link ai singoli articoli su novità e retrospettive:
Borderfiction è in realtà un progetto più ampio, che comprende una serie di eventi svoltisi tra il 2011 e il 2019 (soprattutto nelle sale dell'Admiral Hotel di Milano), la collaborazione a manifestazioni culturali come il Premio Torre Crawford e un marchio editoriale.
Il Rifugio dei Peccatori (a questo link) - Nasce nel 2015 dalla mia collaborazione con il poeta e scrittore Fabio Viganò e, oltre a nostri interventi su cronaca, cultura e società, include sue poesie inedite, miei racconti e la mia serie di articoli che ha attirato l'attenzione di RadioTre, dal titolo Vita da pulp, basato su trent'anni di esperienze come autore, con osservazioni sulla narrativa e consigli agli aspiranti scrittori. Per qualche tempo ha ospitato anche la prima stagione di un serial narrativo di Fabio Viganò, Nome in codice: Fritz, poi pubblicata in volume e non più disponibile online; il mio compagno di blog, che da lungo tempo opera nel campo sanitario, ha anche pubblicato una serie di saggi sui disturbi pischiatrici dal titolo Un pizzico di follia. Apparso su blogspot nell'intervallo di assenza di Borderfiction, ora Il Rifugio dei Peccatori vive in simbiosi con l'altro blog, con frequenti scambi di collegamenti. Qui i link alle sezioni principali:
Vita da pulp, di Andrea Carlo Cappi
Il racconto del venerdì, di Andrea Carlo Cappi
Un pizzico di follia, di Fabio Viganò
Aggiornamento: è arrivato anche il blog Kverse - Il mondo thriller di A. C. Cappi dedicato alle serie noir e spionistiche firmate Andrea Carlo Cappi e François Torrent.
mercoledì 7 ottobre 2020
Premio Torre Crawford - L'album 2020
Foto A. C. Cappi |
Giuseppe Solano, foto: A. Telepova |
Andrea Carlo Cappi, foto: A. Telepova |
Foto: A. Telepova |
Foto: A. C. Cappi |
Foto A. Telepova |
Rosario De Sio e Cristiana Astori |
Foto: A. Telepova |
L'ultima parte della serata è stata dedicata allo spettacolo di Alma Dance, rinomata scuola di danza di San Nicola Arcella, i cui giovani allievi si sono esibiti con un suggestivo make-up sulla musica eseguita dal vivo da Carmelina Colantonio e Luca Longo. Ne vedete alcuni momenti nelle fotografie di Anna Telepova.
Rizzo, Gentile e Fazzolari, Foto: A Telepova |
Astori, Cappi, Trebeschi, Bovino. Foto: A.Telepova |
Rosario De Sio. Foto: A, C, Cappi |
Astori e Trebeschi. Foto: A. C. Cappi |
Giorgio Rizzo. Foto: A. C. Cappi |
Fazzolari e Gentile. Foto: A. C. Cappi |
Murales dedicati a Crawford. Foto: A. C. Cappi |
Foto: A. C. Cappi |
martedì 6 ottobre 2020
Segretissimo: 60 anni di eroi nell'ombra
Sessant’anni fa lo staff de Il Giallo Mondadori si accorse che tanto in Francia quanto nel mondo anglosassone si stava sviluppando sempre di più la variante del thriller chiamata spy-story, che per raccontare le sue vicende si agganciava alla realtà politica internazionale del momento: la Guerra Fredda, nella fattispecie. Così, sul modello di analoghe edizioni francesi, nell'ottobre del 1960 Mondadori diede vita a una nuova testata con lo stesso formato del Giallo, destinata anch’essa alle edicole – canale vitalissimo ai tempi e ancora fondamentale oggigiorno – che in qualche caso avrebbe superato nelle vendite la sorella maggiore. Era nato Segretissimo, che dopo sei decenni di vita è forse l'unica collana al mondo interamente dedicata alla narrativa di spionaggio. E da oltre vent'anni è anche la nuova frontiera del thriller italiano.
Prima dell'ottobre 1960, le occasionali storie di spionaggio rientravano nella tradizionale collana mondadoriana del Giallo settimanale, rinata nel dopoguerra. Per esempio quelle firmate da Peter Cheyney, già padre dell’agente federale Lemmy Caution portato in quegli anni sullo schermo da Eddie Constantine. Da una delle spy-story del romanziere britannico (pubblicata in italiano come A colpi di mitra) fu tratto il film Corriere diplomatico con Tyrone Power. Cheyney era uno degli autori hardboiled di punta de Il Giallo Mondadori degli anni Cinquanta, tanto che alla sua morte la vedova concesse al direttore Alberto Tedeschi l’autorizzazione a farne completare un romanzo incompiuto, lavoro che (se la memoria non mi inganna) venne affidato allo scrittore Franco Enna.
Ma con gli anni Sessanta la proposta di narrativa spionistica era tale da indurre Mondadori alla creazione di una nuova collana dedicata al sottogenere e accompagnata da notizie di cronaca internazionale sull'argomento. Segretissimo fu inaugurato con una grafica innovativa e le sofisticate illustrazioni di Ferenc Pinter su fondo nero; poi venne ripreso – sempre su fondo nero – lo stile de Il Giallo Mondadori: il cerchio rosso contenente un’illustrazione di Carlo Jacono, che già realizzava le copertine per l'altra collana. La nuova pubblicazione, inizialmente mensile poi settimanale, raggiunse presto le centinaia di migliaia di copie vendute per ogni numero: di fatto si trattava ogni volta di un colossale bestseller, malgrado la permanenza in edicola fosse di una sola settimana. E non c'è da stupirsi.
Anche se si trattava quasi sempre di narrativa pulp nel senso pressoché etimologico del termine (azione e avventura a basso prezzo in formato rivista), anche se non sempre gli autori e i traduttori avrebbero potuto essere in lizza per il Nobel, e anche se l'orientamento degli scrittori era spesso fin troppo occidentale e atlantico a ogni costo (esiste persino la leggenda che fosse la CIA a finanziare le avventure di Nick Carter, erede spionistico del classico detective americano nato a fine Ottocento) i personaggi di Segretissimo avevano in ogni caso il pregio di raccontare sotto forma di romanzo la realtà di quegli anni. In presa diretta.
Certo, era facile criticare il contenuto ideologico di molti romanzi o disprezzare la forte componente erotica che entrò in alcuni romanzi (soprattutto quelli di De Villiers) a partire dagli anni Settanta-Ottanta. D’altra parte il sesso è sempre stato una delle armi principali nel mondo dei servizi segreti (ne ho parlato ampiamente nel mio libro di non-fiction Le grandi spie: basta pensare a Mata Hari, Marthe Richard, Christine Keeler...) quindi è inutile fingere che non esista. Tant'è che negli anni Sessanta le meravigliose copertine dipinte de Carlo Jacono, per quanto assai poco esplicite, furono oggetto di sequestro da parte di solerti pretori, che misero anche i sigilli allo studio dell'artista. Qualche anno dopo, vedendo censurata preventivamente in redazione una delle sue immagini più scottanti, Jacono nascose il corpo nudo di una ragazza dipingendovi sopra il vetro opaco di una cabina-doccia e annotò a margine della tavola l’invito, nel caso la correzione non fosse bastata, a chiamare un esorcista.
I primissimi romanzi pubblicati furono tutti opera del francese Jean Bruce, dalla fortunata serie OSS 117, che in italiano diventava misteriosamente OS 117: forse, più che con l’OSS, il servizio segreto USA degli anni Quaranta da cui proveniva il protagonista, si temeva un’associazione di idee dei lettori italiani con le SS, che avevano lasciato una scia di morti e un pessimo ricordo soltanto di quindici anni prima. Il personaggio del principe pirata Hubert Bonisseur de la Bath era nato nel 1949, opera dell’ex-agente segreto antinazista Jean Brochet, che aveva adottato come nom de plume il cognome di un collega americano. Il suo personaggio precedeva di quattro anni l’agente 007 James Bond di Ian Fleming e le storie cambiavano formula di volta in volta: in prima persona, in terza, in prima persona alternata di vari personaggi, più scherzose o più serie a seconda dell’umore di Bruce. Il cinema cominciò ad appropriarsene negli anni Cinquanta, ma fu soprattutto dopo il successo dei film di 007 che OSS117 ebbe spazio sul grande schermo. Di recente è stato ripreso in chiave umoristica in due brillanti pellicole con Jean Dujardin (e se ne aspetta da tempo una terza). Alla morte prematura di Bruce la saga fu proseguita prima dalla moglie Josette e poi dai figli.
Su Segretissimo apparvero poi avventure spionistiche firmate da alcuni degli autori più famosi de Il Giallo Mondadori (James Hadley Chase, Rex Stout, Ellery Queen, Brett Halliday, per dirne alcuni), ma la parte del leone continuarono a farla le serie. Da quella di Francis Coplan, agente FX18, di Paul Kenny (pseudonimo degli autori belgi Van den Pahuyse & Libert), che iniziò nel 1953 ed ebbe alcune versioni cinematografiche, a quella tuttora di enorme successo di Sua Altezza Serenissima (SAS) Malko Linge di Gérard De Villiers, inaugurata dopo la morte di Fleming nel 1964, perché il suo editore francese non voleva restare a corto di bestseller spionistici.
Oltre a quelle francofone, c’erano naturalmente le serie in lingua inglese: dagli USA Nick Carter, firmata da un pool di autori sotto lo pseudonimo collettivo di... Nick Carter; Matt Helm di Donald Hamilton, che ebbe versioni cinematografiche umoristiche con Dean Martin e una serie in tv (ma nei panni di investigatore privato), con Anthony Franciosa; Sam Durrell di Edward S. Aarons; Phil Sherman di Don Smith; Domino di John Tiger, ispirata alla memorabile serie tv Partita a due; Gli acquanauti di Ken Stanton, che faceva concorrenza a Clive Cussler per le ambientazioni subacquee.
E dalla Gran Bretagna Jonas Wilde, l’eliminatore di Andrew York; poi Boysie Oakes, il Liquidatore di John Gardner e il dottor Jason Love di James Leasor, che ebbero entrambi divertenti trasposizioni sullo schermo. Il capostipite James Bond – che secondo un testimone sarebbe stato rifiutato intorno al 1960 dallo storico direttore de Il Giallo Mondadori, Alberto Tedeschi, poi redarguito per il tragico errore dal signor Mondadori stesso – approdò nella collana molto più tardi, con i sequel scritti da John Gardner e dall’ottimo Raymond Benson. Ma non mancavano numerosi romanzi singoli, tra cui alcuni veri gioielli del sudafricano Desmond Bagley, e persino spy-story di altre nazionalità. Infine, negli anni Ottanta, arrivarono anche i primi autori italiani senza pseudonimo, Remo Guerrini e Andrea Santini.
La fine della Guerra Fredda nel 1989 ha fatto pensare ad alcuni che la testata fosse destinata all’estinzione, come ormai avrebbe dovuto essere tutta la narrativa di spionaggio. Ma il mercato e la Storia hanno smentito tutte le previsioni in tal senso. Segretissimo si è trasformato ed è rimasto per una ventina d’anni più un libro da edicola che una rivista, pur riprendendo presto l’abitudine dei contenuti speciali, in particolare il racconto in appendice. Per qualche tempo è stato anche meno riconoscibile, senza la sua grafica tradizionale. Ma poi il classico cerchio rosso ha ripreso a campeggiare in copertina e infine dalla primavera del 2012 la collana ha di nuovo cambiato formato, portandosi a una versione più moderna e compatta di quello originario.
Così, nonostante tutti i prodotti da edicola abbiano diminuito le vendite, la testata si è rilanciata e oggi continua a vendere migliaia e migliaia di copie, sia della collana mensile di inediti, sia degli speciali, sia della collana mensile parallela che alterna riedizioni (a volte anche ritradotte) della serie che per oltre mezzo secolo si è dimostrata di maggiore successo, SAS di Gérard De Villiers.
Oggi proprio gli italiani – alcuni dei quali, me compreso, sono celati sotto pseudonimi stranieri, anche se lo speciale Legion del 2008 ne ha rivelati parecchi – sono tra le presenze più importanti: la serie Il Professionista di Stephen Gunn, pseudonimo ormai noto di Stefano Di Marino, è anzi quella di maggior successo dopo SAS, tanto da allietare i suoi seguaci anche con la collana di speciali Il Professionista Story, contenente due romanzi a numero, che propone non solo riedizioni ma anche storie inedite che si inseriscono tra un’avventura e l’altra, raccontando la saga in ordine cronologico. Ai sessant’anni di Segretissimo corrispondono anche i venticinque anni de Il Professionista, festeggiati con uno speciale giunto in edicola proprio nell'ottobre 2020.
Un libro che resta in vendita un mese in edicola (un paio di mesi gli speciali) e vende così tanto, per il mercato italiano ha oggettivamente più successo della maggior parte dei volumi pubblicati in libreria, la cui vita media non è poi molto più lunga e la visibilità dura ancora meno. Solo che è un successo non misurato dal mondo editoriale e dalla critica. Bestseller non riconosciuti, di cui metodicamente non si parla. Per fortuna i lettori rimangono fedeli e altri se ne aggiungono, grazie alle forme di comunicazione sorte in questi anni: dal blog di Segretissimo all’ingresso della collana nel mondo degli e-book.
Per quale motivo il successo di Segretissimo perdura, nonostante i suoi detrattori? Intanto, come ha insegnato la severa lezione dell’11 settembre 2001, «lo spionaggio non è morto, ha ancora molto da raccontare» (parole di John Le Carré). E poi perché di fronte a una letteratura thriller, gialla o noir da libreria spesso ripetitiva, Segretissimo continua a proporre un genere che è invece in incessante evoluzione e ha da tempo abbandonato i piacevoli ma datati cliché di un tempo. Chi non legge questi libri può anche divertirsi a bollarli come seriali e di nicchia (queste invece sono parole dell’ufficio marketing di una casa editrice fallita poco dopo averle pronunciate, segno che di editoria ne capivano, vero?) E la critica può anche cercare di ignorare il fenomeno, considerandoli libretti facili e di scarso valore... non certo opere di veri autori noir. Giusto?
Sbagliato. Perché il noir, per usare una parola oggi abusata, nasce dal giallo, che a sua volta è letteratura di intreccio. Quindi deve avere sia l’atmosfera, sia una trama solida e coerente che spinga il lettore a vedere come va a finire (Dashiell Hammett insegna, si pensi a un capolavoro di denuncia socio-politica come Piombo e sangue!)
Perché un romanzo che appartiene di diritto a un genere popolare deve avere anche una forte componente di intrattenimento, deve dare emozioni; e solo in questo modo, se l’autore desidera anche trasmettere un messaggio o semplicemente dipingere determinate situazioni internazionali, il lettore è in grado di coglierle appieno. Stephen Gunn predisse la svolta di al-Qaeda poi realizzatasi nel 2001 e François Torrent (il mio alias) annunciò con oltre un anno d’anticipo l’arrivo dell’ISIS. Dunque certi libri andrebbero letti con particolare attenzione.
Perché scrittori di questo genere non ci si improvvisa: si può credere di poter scrivere un giallo (per poi nobilitarlo con la parola noir) dopo aver visto un paio di fiction tv, o un thriller dopo aver letto un paio di storie di serial killer, anche se le differenze tra prodotti originali e prodotti imitativi si vedono. Ma non basta aver visto un paio di film di 007 per poter produrre una vera storia di spionaggio.
Perché, infine, in Italia c’è una tradizione epica cominciata da Emilio Salgari, il quale, romanzando vicende reali che andavano dalla Malesia al Sudan, di fatto era l’autore di Segretissimo di quegli anni; e non va dimenticato anche il nostro cinema di genere, ora tanto amato da Tarantino e dai suoi colleghi. Una tradizione di cui non si parla, per ignoranza e disattenzione, ma che si è rivitalizzata proprio con gli autori italiani di Segretissimo. E tutto questo, anche rispetto agli amati e documentatissimi romanzi pulp-spionistici degli anni Sessanta-Settanta, rappresenta un notevole passo avanti tanto per Segretissimo quanto per tutta la letteratura di genere.
Isaac Bell: la giustizia ha classe
Osservazioni di Alby Bottecchia
Isaac Bell è una leggenda: discendente di una stimata famiglia di banchieri ha un'ottima educazione( ha studiato a Yale), un'ottima tecnica di combattimento, frutto della militanza nella squadra di boxe del suddetto college, una mira incredibile e un'agilità fuori dal comune; a questa abilità si aggiungono delle spiccate capacità deduttive e un acuto senso di giustizia che lo rendono un detective infallibile e il flagello di ogni tipo di criminale. Pertanto è l'uomo di punta della celeberrima Van Dorn Detective Agency, il cui capo Joseph Van Dorn è suo mentore e confidente.
Negli Stati Uniti degli anni Dieci e Venti del secolo scorso, Isaac si trova ad affrontare ogni tipo di fuorilegge: dai rapinatori di banche ai sabotatori, dalle spie straniere ai magnati corrotti, dai contrabbandieri di alcolici ai sabotatori. Isaac è affiancato nelle sue indagini dal collega e migliore amico Archie Abbott e dalla fidanzata Marion Morgan, un'affascinante quanto grintosa biondina decisa a farsi strada nella nascente industria cinematografica.
lunedì 5 ottobre 2020
Chinatown (1974)
Los Angeles 1937: Jake Gittes, interpretato da Jack Nicholson (Easy Rider, Qualcuno volò sul nido del cuculo, Batman, The Wolf), è un detective privato specializzato in divorzi e adulteri. Viene assunto dalla moglie di un importante funzionario del dipartimento idrico-energetico di Los Angeles per provare una presunta infedeltà. Sembra un incarico come tanti altri, sennonché poco dopo aver accettato il lavoro, si presenta nel suo ufficio Evelyn Mulwary, interpretata da Faye Dunaway (Gangster Story, Il caso Thomas Crown, I tre giorni del Condor), vera moglie dell'ingegnere, morto in circostanze misteriose. Assunto da Evelyn, Gittes comincia a indagare scoprendo un legame tra la scomparsa di Mulwary e il suo rifiuto a collaborare al progetto di una diga.
Le indagini portano Jake a incrociare il cammino del bieco quanto facoltoso Noah Cross, interpretato dal regosta John Huston (Il mistero del falco) in una delle sue numerose apparizioni come attore. Noah è il padre di Evelyn e con lei condivide con l un disturbante segreto. Il detective si renderà amaramente conto che sapere la verità non sempre equivale a fare giustizia e che i rimpianti più dolorosi sono quelli di chi rimane ad assistere al trionfo del male, pur avendo avuto tra le mani l'artefice di un crimine.
Nel 1974 Roman Polanski (regista e guest star nel ruolo di un sicario) e Robert Towne (sceneggiatore) confezionano la loro lettera d'amore al cinema noir con un film cupo, amaro ma al tempo stesso ironico, avvincente e imprevedibile fino all'ultimo fotogramma. Nicholson rilegge i detective interpretati da Humprey Bogart scalfendone l'invincibilità (Jake è più un incassatore che un picchiatore), ma restituendone intatti arguzia e umorismo.
Forget it, Jake. It's Chinatown.