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Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori
Letteratura italiacana - 57 - Superman è morto
Venerdì, ore 13. Chiusa la digressione sulle cartolibrerie, la nave Iperwriters riprende la sua traversata.
Volevano far morire Superman, o fingevano di volerlo morto. Non ricordo. Al principio avevo infatti intenzione di intitolare il mio romanzo Superman è morto. Ma gli eroi ascesi al Cielo del mito raggiungono l'eternità, e così i supereroi dei fumetti. Infatti, Superman non sarebbe mai morto nella fiction e il romanzo è stato Superman non muore mai.
Un punto di svolta nel mio percorso professionale. Alle soglie dei quarant'anni non avevo ancora combinato quasi nulla. A quarant'anni oggi si è ancora ragazzi, ma per noi nati negli anni '50 significava sentirsi fuori dai giochi. Non ero la scrittrice che avrei voluto essere. Stavo per abbandonare l'ambizione nutrita da sempre di far parte un giorno della maledetta letteratura italiacana.
Con Superman non muore mai è accaduto qualcosa, una specie di incantesimo. C'è un tempo, in ogni arte o mestiere, in cui si lotta per apprendere, si tenta di riuscire, si fallisce; e dopo ogni fallimento superare la ferita all'autostima e ricominciare è sempre più duro. Questo tempo, lungo o breve, appare interminabile.
E poi c'è un attimo, e a stento ci si crede, un attimo che arriva inatteso, in cui la tecnica che prima non potevamo padroneggiare diventa qualcosa come una seconda natura. Lo sforzo c'è ancora, ma come quello di un atleta che si impegna a fondo, e nell'esecuzione sperimenta leggerezza e felicità. Sentire di essere riusciti a fare quello che si voleva in un lavoro creativo è la gioia più rara che esista al mondo.
Superman non muore mai non è un'opera perfetta, e per le edizioni più recenti ho ripulito e lucidato la struttura e apportato alcuni modifiche. Ma è la prima opera veramente mia. E per mia intendo che poteva essere ideata e scritta soltanto da me, e non da altri. Da esperienze soltanto mie, ruminate e trasformate soltanto a modo mio.
Dopo questo inizio comincia per me il decennio migliore, dalla metà degli anni '90 fino al 2005 circa. Divento una fucina che consuma entusiasticamente libri, film e serie televisive, elabora spunti, idee, proigetti. Alcuni dei quali portati a compimento.
Fare quello che si vuole con gli elementi della fiction, come un giocoliere con i suoi strumenti, è inebriante.
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