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Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori
Letteratura italiacana - 21 - Viva l'Inghilterra
Venerdì, ore 13. A sedici anni, incastrata in un Bronx culturale italiano, volevo fuggire in Inghilterra. Perché proprio l'Inghilterra? Era stata governata con successo da donne, e da lassù spirava un vento di libertà. Mi appariva allora tutto quello che non era l'Italia.
A diciotto anni, a venti, a trenta, ancora desideravo espatriare.
Perché non l'ho fatto? Il mio talento, se è un talento e se lo possiedo, sta nella narrazione. Se avessi fatto musica, cantato, danzato o dipinto avrei avuto modo di comunicare in un linguaggio universale. Avrei potuto soffrire per qualche tempo proponendomi e partecipando ad audizioni, o facendo l'artista di strada. Soffrire per un tempo ragionevolmente breve.
Ma il mio strumento era la lingua italiana. A volte mi domando se, emigrando negli anni '70 e facendo la cameriera per un ventennio, impadronendomi di un'altra lingua e scrivendo di notte, sarei alla fine riuscita. Il mio immaginario, le mie scelte di stili e contenuti sono più britannici che italiani, ma anche sul mercato di lingua inglese avrei potuto scontrarmi con ostacoli imprevedibili. Comunque, non avrò mai una risposta.
Ero condannata alla sorte di tutti gli scrittori italiani: vendere abbastanza per poter essere notata da agenti ed editori stanieri. Non ho mai raggiunto questo traguardo. Ci sono andata vicina forse nel 2010 in circostanze che racconterò più avanti, ma troppo tardi: ormai era arrivata la fine del mondo.
E così, eccomi a sceneggiare fumetti, alla fine del '79, a ventiquattro anni.
Ed ecco la mia prospettiva: tentare la scalata all'interno di un paese nemico per vincere. Avevo una fede incrollabile nelle mie capacità, e poi... pareva che l'Italia avesse intenzione di progredire.
Il mio percorso di vita e lavoro è stato (in anticipo) quello dei ragazzi delle generazioni successive e dei millennials: precariato, incarichi saltuari e marginali sottopagati, lunghi periodi di disoccupazione, insicurezza e perenne lotta per la semplice e cruda sopravvivenza.
Ma d'altra parte, guardandomi indietro, devo ammettere che, sapendo solo ideare correzioni della realtà, essere approdata a quell'agenzia di fumetti, quando ero praticamente sull'orlo del baratro, è stato un miracolo.
E che, malgrado tutto il male, ogni evento successivo della mia vita è stato da miracolata.
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