giovedì 3 novembre 2022

Iperwriters - Imbrogli di parole

Photo: Bernd Dittirich on Unsplash

Iperwriters, editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 9 - Imbrogli di parole

Venerdì, ore 13. Max e io siamo a teatro. Ci andiamo quasi ogni domenica, e talvolta il sabato sera. Stiamo assistendo a un testo tratto da Esercizi di stile di Raymond Quenau, scrittore francese di culto per chi è nato una decina e più di anni dopo di noi. Acclamato come genio. Un aneddoto di nessun rilievo viene recitato in lingue, gerghi e dialetti diversi, esistenti o inventati. Che meravigliosa scoperta, l'ambiguità del linguaggio!
Questo è il tipo di genialità che ha sostituito i classici, e poi i “classici moderni” come Genet. In Francia, come in Italia. Giochi, pasticci, frittate di parole; il senso che sfuma in un'idolatria del nonsenso.
Negli anni settanta ogni libro “serio” con qualche ambizione “artistica” era scritto in joycese (dal monologo di Molly Bloom di Ulisse), vale a dire gettando via la punteggiatura, che aiuta la mente a mantenere segnali e punti fermi nel labirinto della narrazione.
E negli anni ottanta arriva il postmoderno: il metalinguismo che diverte, sicuramente, ma disinnesca la magia primigenia della storia narrata. Ora si scrivono libri in uno stile sempre “alto” ma tanto, taaanto stanco: personaggi impossibili compiono imprese insensate. L'equivalente letterario della pittura astratta.
Oh, quanto è priva di senso la vita, fra tante geometrie impazzite! E quanto è simile a una buccia di banana il linguaggio! Così scivoloso... Un dubbio: questa letteratura è insensata perché lo è la vita, o sta tentando di infettare la vita del suo nonsense?
Lavori di lingua: ma esercitarsi nello stile non è più avere uno stile.
La letteratura poteva nascere dalla testa, in altri tempi. O dal cuore. Dal fegato. Perché non dal sesso? Ora è tutta lingua che danza, folleggia, ammicca, inganna, cazzeggia. Una lingua parlante, senza corpo.
Italo Calvino è uno scrittore italiano metalinguista che mi piaceva molto quando avevo diciotto anni. Non mi piace più. Fa parte della deriva italiana di quella scuola francese che ha distrutto gli scrittori di razza come Genet. Perfino Dominique Fernandez, che come autore omosessuale avrebbe dovuto ringraziarlo (dopo tutto Genet aveva inventato il gay pride), lo ha definito con astio uno scrittore come tutti gli altri.
Il pensiero orizzontale è una ghigliottina che non risparmia chiunque alzi la testa: Chi avevi mai creduto di essere?




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