giovedì 4 agosto 2022

Iperwriters - Pensiero gioioso

Photo: Maksym Kaharlytsky on Unsplash


Iperwriters, editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 3 - Pensierio gioioso

Venerdì, ore 13.
Ho sedici anni, e sto navigando alle medie superiori. Pessima navigazione: passare dalla periferiaccia al semicentro non è stato un guadagno. Niente più Rossana, e nessun ascensore sociale. Per temperamento, o forse per aver ereditato i geni recessivi dei miei avi possidenti terrieri, mi sono sempre trovata meglio con quelli nati nelle capanne degli schiavi che con quelli della classe media. Sono un'aristocratica.
Comunque, la mia scuola era una criptomonarchia retta da due contestatori sessantottini e da Gioia. Gioia non è una persona con una identità anagrafica (anche il nome è inventato), ma una creazione letteraria composta da più entità e da più incontri: non per questo meno reale.
Gioia è una ripetente alta, furba e belloccia. Sta con un tipo che tenta di fare il cantautore (ha scritto una canzone per lei) e ha già fatto sesso (con l'attuale fidanzato e con un ex), cosa che le conferisce un prestigio immenso. Ha lunghi capelli neri ma a volte una parrucca bionda, e porta una giacca di renna con frange, il massimo del trendy, allora.
Non si comprende (e neppure lei comprende) perché abbia continuato dopo la scuola dell'obbligo. Non fa assolutamente nulla, neppure ginnastica. Per lei Dante era una femminuccia svenevole che avrebbe dovuto scoparsi Beatrice, altro che angelicarla. Socrate e Platone sono due palline che fa rimbalzare nel divertimento generale. Op, Socrate. Op, Platone.
Gioia spesso mi bullizza, per esempio fingendo di accarezzarmi i capelli dopo aver ben unto le mani con la focaccia alla cipolla. Oppure mi provoca: “Chi credi di essere? Ti senti superiore a tutte noi.”
Superiore? Con i primi soldi mi sarei comprata una giacca di renna come la sua (senza frange però).
La studio senza sosta per carpire i segreti della sua popolarità. Riesco a ottenere soltanto la sua pietà. Quando passo un momento nero cerca di consolarmi: “Non dire che non hai nessun avvenire. Intanto, sai scrivere molto bene”.
“E a che mi servirà...?”
Non so dire altro in quel momento, ma oggi aggiungerei:
“... se il mondo sarà governato da persone come te?”

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