lunedì 12 aprile 2021

Diva (1981)

 

Riscoperta di Andrea Carlo Cappi
(su ispirazione di Stefano Di Marino)

Più o meno quarant'anni fa - l'11 marzo 1981, secondo IMDB - usciva al cinema il thriller francese Diva del regista Jean-Jacques Beineix. "Hitchcockland", commentava la rivista Time circa un anno dopo, quando il film usciva negli USA. Soprattutto, Diva fu la pellicola che - ancor prima di Blade Runner - definì ciò che sarebbe stato il cinema degli anni Ottanta. Un capolavoro senza interpreti famosi che condensava un casting brillante, una colonna sonora innovativa (di Vladimir Cosma, comprendente una famosa aria da La Wally di Alfredo Catalani), scenografie creative, una splendida fotografia in esterni a Parigi e in Normandia, e una trama perfetta da un romanzo del 1979 di Delacorta, adattato de Beineix e da Jean Van Hamme, lo scrittore e fumettista belga.

il romanzo originale è il secondo di una serie del maestro zen svizzero Daniel Odier, pubblicato sotto lo pseudonimo Delacorta. I suoi personaggi sono Serge Gorodish, ex-pianista e maestro dell'inganno, e la sua amica minorenne Alba, con cui ha una relazione non sessuale. Le loro versioni cinematografiche sono un po' più surreali: Alba (Thuy Ann Luu) è una ladruncola vietnamita e una modella in una Parigi multietnica, mentre nulla viene rivelato su Gorodish (Richard Bohringer), se non la sua cultura musicale, la sua educazione classica ("Abyssus abyssum invocat", cita in latino dalla Bibbia) e il suo background zen, rivelato nella scena dello "zen dans l'art de la tartine".
Nel film scopriamo poi che Gorodish sa muoversi nel pericoloso milieu parigino. Lo vediamo diventare una figura mitica, un angelo custode al volante di una Traction Avant, l'auto di guardie e ladri.
C'è davvero qualcosa dei film di Hitchcock nei lati oscuri del protagonista Jules (Frédéric Andréi), un giovane postino che commette due reati per amore: prima registra un bootleg di un concerto della sua diva prediletta, la soprano afro-americana Cynthia Hawkins (la vera cantante d'opera, oltre che attrice di rara bellezza, Whilelmenia Wiggins Fernandez), che si è sempre rifiutata di incidere la propria voce su disco; poi Jules ne ruba il vestito dal camerino dopo il concerto, lo fa indossare a una prostituta nera raccolta in una strada e infine lo restituisce fresco di lavanderia alla sua legittima proprietaria.
Ma due loschi discografici di Taiwan hanno scoperto l'esistenza del bootleg e intendono rubarlo, al fine di ricattare la cantante e costringerla a incidere in studio con loro, altrimenti metteranno in commercio la registrazione.
Sarebbe già abbastanza per un thriller, ma un'altra trama si intreccia con la prima.: Nadia Kalanski (Chantal Deruaz), ex-amante del corrotto ispettore Jean Saporta (Jacques Fabbri), ha registrato su nastro tutto ciò che sa del giro di droga e prostituzione gestito dall'importante poliziotto. Prima di essere uccisa dai due killer della gang - L'Antillais (Gérard Darmon, Trinidad nella versione italiana) e l'antisociale Le Curé (Dominque Pinon, Prelato nella versione italiana), maestro nel lancio del punteruolo - Nadia lascia cadere la cassetta compromettente nella tasca dello scooter di un postino. Sì, lo stesso postino.
Il giovane Jules diviene il bersaglio dei discografici di Taiwane, degli spietati killer e anche degli sbirri, compresa la poliziotta Paula (Anny Romand). Dopo essere stato inseguito nelle strade e nel metrò di Parigi, per poco non viene ucciso da Le Curé. La storia potrebbe finire molto male se non intervenisse Gorodish in veste di deus ex machina, con l'abilità di Parker in un romanzo di Richard Stark.

Come ha segnalato di recente lo scrittore ed esperto di cinema Stefano Di Marino in un suo post su Facebook dedicato al film, entrambe le protagoniste femminili, Alba e Cynthia, sono non-bianche, molto prima che si parlasse di inclusione e diversità, rendendo Diva ben più moderno rispetto alla sua epoca. E, a riprova della perfezione del casting, menzionerò la breve scena della fuga di Nadia: la sua fugace espressione appena vede i due killer che la braccano racconta in un attimo una lunga storia traumatica di violenza e prigionia.
Dopo quarant'anni, Diva rimane una lezione imperdibile di cinema europulp e di tecniche di narrazione.

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