giovedì 15 novembre 2018

Il Lado della pagina

Aldo Lado in una foto di Andrea Carlo Cappi


Riflessioni e recensioni di Andrea Carlo Cappi

L'idea che il pubblico ha di un film è quella degli attori, dei costumi, della fotografia, della musica (nel caso che esamineremo, spesso, quella del maestro Ennio Morricone). In generale, si dimentica della parte iniziale e fondamentale: quella della scrittura. Alfred Hitchcock – benché non scrivesse mai di persona i copioni dei suoi film, anche se a volte ne ideava i soggetti e interveniva pesantemente sul lavoro degli sceneggiatori – diceva che, una volta completata la scrittura, avrebbe voluto una macchina IBM che realizzasse il film senza bisogno di andare sul set. Perché la fase di scrittura è quasi più importante del resto.
A volte i registi lavorano su una sceneggiatura altrui, altre volte vi partecipano, altre ancora ne sono gli autori. Ma prima ancora viene il soggetto, che può essere un appunto preso su un tovagliolo al bar o un corposo racconto che delinea i tratti principali del film. Ma il percorso tra l'idea di un film e il prodotto finito è irto di ostacoli: Sergio D. Altieri (o Alan D. Altieri, com'era noto in Italia) ricordava i corridoi degli studi di Hollywood lastricati di dattiloscritti abbandonati: sceneggiature di film che nessuno aveva e avrebbe mai realizzato. Ma molte storie fanno naufragio ancora prima di arrivare a quella fase, restando allo stadio di soggetti messi in un cassetto per ragioni a volte futili: il produttore ha esaurito i soldi, oppure ritiene che i gusti del pubblico siano cambiati, oppure ancora – qui parlo per esperienza personale – non sa nemmeno lui che cosa voglia.



Aldo Lado è uno che il cinema lo ha fatto sul serio, cominciando cinquant'anni fa come aiuto regista (con Bernardo Bertolucci sul set de Il conformista tratto da Moravia, per esempio) per poi firmare quindici titoli come regista e molti di più come sceneggiatore, senza contare le serie televisive e i film come produttore, tra cui Farinelli. Gli appassionati di thriller lo ricordano per due capolavori del genere, La corta notte delle bambole di vetro e Chi l'ha vista morire?, cui si aggiunge il memorabile L'ultimo treno della notte; ma nella sua carriera ha affrontato tematiche diverse, con Sepolta viva (da un romanzo di Marie Eugénie Saffray), La disubbidienza (da Alberto Moravia), La cosa buffa (da Giuseppe Berto) o La cugina (da Ercole Patti), per cimentarsi anche nella fantascienza con L'umanoide e tornare alla sua visione personale del thriller con Il notturno di Chopin.
Tra parentesi e a titolo di pura curiosità, Aldo Lado è – alla pari con Alberto De Martino quando girò il pastiche jamesbondiano OK Connery – il regista italiano che ha lavorato con il maggior numero di attori immortalati da film di 007... pur non avendo mai fatto un film del genere: ha lanciato la giovanissima Barbara Bach ne La corta notte delle bambole di vetro e l'ha recuperata ne L'umanoide insieme a Corinne Clery e Richard Kiel, mentre ha diretto l'ex-Bond George Lazenby e il mitico Adolfo Celi in Chi l'ha vista morire? Avrebbe battuto il record se avesse realizzato un progetto per cui aveva già preso contatti con Ursula Andress.


Perché anche lui ha un cassetto pieno di soggetti perduti, che non esita ad aprire per noi con un libro originale e unico nel suo genere: I film che non vedrete mai (edito da Angera Film nel 2017, 212 pagine di grande formato a 16,50 euro). Il volume è un triplice percorso nel cinema italiano e internazionale: una raccolta di storie concepite per lo schermo e mai realizzate, tranne una che si è modificata passando di mano e diventando Il giorno del cobra di Enzo G. Castellari; una sintetica autobiografia dell'autore che intervalla i singoli racconti narrando cosa succedeva tra un soggetto e l'altro; e un viaggio attraverso mezzo secolo di cinema, i cui produttori a volte cercavano di seguire le mode del momento, a volte davano – stranamente – ascolto all'autore, per poi alla fine capitolare di fronte a una televisione di qualità sempre più incerta.


A Lado piacciono le sfide: se già il suo lavoro di sceneggiatore e regista ha coperto uno spettro molto ampio di scenari e argomenti, i film che non vedremo mai testimoniano le idee di un autore che non ha mai voluto essere inquadrato solo in un genere, tantomeno raccontare sempre la stessa storia. Così si scoprono avventure ibride tra noir e guerra, thriller dai forti elementi sociali, vicende erotiche dai risvolti torbidi, una black comedy dalle sfumature boccaccesche, uno spaghetti western e un appassionante Spartacus, una storia di amicizia sullo sfondo della Resistenza e della RSI, persino una trama di fantascienza apocalittica. Si entra nella mente creativa inarrestabile di un autore che da una parte persegue tematiche precise, prima fra tutte la lotta alla discriminazione e allo sfruttamento, dall'altra non riesce a smettere di immaginare personaggi e vite.
Ne sono la riprova due romanzi, uno uscito da poco e uno di prossima pubblicazione. De Il mastino, un avvincente noir avventuroso, parleremo quando sarà uscito di stampa, ora prendiamo in considerazione il già disponibile Un pollo da spennare (Angera Film, 204 pagine, 12,50 euro), un romanzo dalla trama noir sviluppata in chiave comica e surreale, tanto che qualcuno l'ha accostato a Daniel Pennac.


A chi conosca il cinema francese degli anni Settanta lo stralunato protagonista Peny fa venire in mente Pierre Richard, che ne sarebbe stato l'interprete perfetto (anche a giudicare dalle illustrazioni dell'artista Norbert Iborra che punteggiano il libro a partire dalla copertina). Del resto il romanzo è stato scritto in francese nel periodo in cui Lado viveva a Parigi e qualcosa dell'atmosfera multietnica della Ville Lumière è ben riconoscibile nell'incrocio di personaggi stravaganti che il romanzo mette in scena.
Peny soffre di una singolare allergia: non può toccare il denaro a mani nude; in compenso è dotato di un olfatto quasi sovrannaturale. Destino vuole che l'unico lavoro che trova consista nel contare i soldi presso un centro che raccoglie gli incassi di supermercati. Il che fa di lui la vittima perfetta di un raffazzonato gruppo di rapinatori e, al tempo stesso, il capro espiatorio ideale per le autorità. Ha inizio così una paradossale odissea a caccia del malloppo, con tanto di inusitata storia d'amore, al termine della quale Peny dimostra di non essere soltanto un pollo da spennare.

Gli appuntamenti con Aldo Lado, i suoi libri e la sua storia:

-Milano, giovedì 15 novembre dalle 18.00 alle 20.00 per Ribs&Books
in collaborazione con Bloodbuster, Borderfiction e Parole di Milo al
Ribs and Beer, via Pitteri 110 (Lambrate)
Ingresso gratuito, aperitivo con buffet 9,90 euro
Presentano Andrea Carlo Cappi & Stefano Di Marino

-Marina di Andora (Savona), sabato 1° dicembre dalle 18.30 per Monsieur Le Pop – Wine & Words
in collaborazione con Hotel Galleano, FISAR Savona, Spirale Milano e Momart Guest House al
Momart, via Trieste 14
Ingresso gratuito, degustazione di vini a cura della FISAR Savona.
Presenta Andrea Carlo Cappi



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