Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori
Letteratura italiacana - 51 - Viva Topolin
Venerdì, ore 13. Torniamo al '91. Come ho detto, avevo già collaborato a Topolino. Da bambina, cantavo Viva Topolin e mi ero iscritta al Club di Topolino, facendo anche una discreta carriera: da socio semplice a qualcosa come ispettore generale. Inviavo le mie letterine ad Arnoldo Mondadori Editore, in Via Bianca di Savoia. Che tenerezza...
Non ricordo come e quando ho deciso di provare a collaborare direttamente con la testata, senza passare per agenzie. Conoscevo Massimo Marconi, caposervizio sceneggiature. Gli era piaciuto il mio lavoro. È tutto: avrei lavorato con lui per i successivi otto anni.
Ricordo che la prima storia firmata col mio nome, e non con la sigla d'agenzia, è stata Calamity Minni. Sulla mia pagina Wikipedia sono state elencate tutte, credo.
Non saprei calcolare il numero preciso di storie e di tavole che ho scritto per le testate Disney. Fra le novecento e le mille tavole, tra firmate e non.
La Disney Italia, in crescita negli anni '90, con una sede sua nel centro di Milano, sfornava nuove pubblicazioni e dava lavoro a moltissime persone. Per una sceneggiatrice freelance era quanto di più vicino possibile alla sicurezza e a un reddito garantito.
Ero quasi inserita in un'azienda. Gruppi di studio, aggiornamenti, incontri, conferenze. Dovevamo sapere tutto sulle nuove iniziative, sui film in uscita, su acquisizioni e licensing. Più aziendale di così.
Dev'essere stato nel '92 che ho partecipato al primo meeting Disney. Includeva i collaboratori esterni, con viaggio in aereo e ospitalità in albergo. La meta era nientemente che Eurodisney a Parigi. Peccato che quei tre giorni di giugno fossero i più freddi e piovosi di tutti i tempi.
Nelle ore libere ho visitato il parco con un collega, sotto una pioggia battente. Non ci sentivamo di fare la coda per le giostre più frequentate. Siamo entrati solo nella ghost house, che ricordo come fosse ieri.
Un ascensore circondato da scene campestri idilliache scendeva in un paesaggio che si faceva sempre più nero, paludoso e cimiteriale. Un vagoncino in viaggio fra ologrammi di fantasmi danzanti e svariati orrori. Gran finale: le nostre immagini circondate da mostri saltellanti sulle nostre teste e spalle. Come nella vita, ne avremmo ignorato l'esistenza, se un apposito specchio magico non li avesse resi visibili.
Complimenti ai progettisti, e viva Topolin.