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Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori
Letteratura italiacana - 26 - Libero porno in libero stato
Venerdì, ore 13.
In agenzia mi chiedono se “ho problemi di carattere morale a sceneggiare fumetti porno”. Alzo le spalle, sorrido e rispondo di no. Già mi giudicavano (come tutti del resto) enigmatica, ma ora divento un mistero vivente.
È doverosa una spiegazione. Togliendo la Caritas, la raccolta fondi per le malattie rare, gli enti benefici e l'obbedienza del buon cittadino (soprattutto nel pagare le tasse), a quale chiodo si possono attacare principi morali nel mondo contemporaneo? E la pornografia, caramellata e ammiccante, non viene forse largamente diffusa dagli attuali mezzi di comunicazione?
Ma non si trattava solo di dare cinicamente alla gente quello che la gente vuole.
Nel mio quartieraccio ero stata mitragliata e bombardata di pornografia fin dalla più tenera età. Barzellette sconce su omosessuali e ragazze incinte, allusioni bavose, smorfie, battute e occhiate. Ogni minimo discorso che uscisse di bocca veniva sessualizzato. Ogni parola innocente che ti usciva di bocca veniva parafrasata in sesso. A nove anni sono stata informata che “se tuo marito non lo mette nella tua cosa te lo mette in bocca”. Non da un maschiaccio sogghignante, ma da una bambina della mia età.
Allora, rendiamo questa pornografia sincera, portandola a galla dal groviglio di bisce nel fango in cui tutti si sta affogando.
Ma, ancora, c'è di più. Una rivalsa, una inevitabile reazione alla diseducazione ricevuta. Una specie di divertimento intellettuale vendicativo nell'idea di vendere la stessa merce (alquanto modificata e, direi, perfino nobilitata) a quelle stesse persone che me l'avevano tirata addosso gratis. Stavo facendo quello che si chiama cavalcare la tigre, anche se non conoscevo ancora l'espressione, né il suo significato.
Allora non sapevo, non potevo spiegare tutto questo: in agenzia non avrebbero capito. Chiedendomi se avevo problemi morali, intendevano verificare se fossi cattolica praticante.
Erano tutti stupefatti, scandalizzati e quasi ammirati dal talento con cui sceneggiavo porno. Era un lavoro facile. Vorrei che i VHS prima e la digitalizzazione poi non avessero mai ammazzato quella meravigliosa fonte di guadagno.
Lavoravo tre ore senza ammazzarmi di fatica, poi con Max una passeggiata in una sera d'estate, pizza e cinema.
Erano giorni felici.