lunedì 28 febbraio 2022

Assassinio a Stoccolma


La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Oggi vi propongo un vero giallo scandinavo, su cui indagò come giornalista anche Stieg Larsson, l’autore dei famosi thriller della saga “Millennium”: un caso clamoroso di omicidio che ancora oggi non è del tutto risolto.
Alle 23.20 del 28 febbraio 1986, in una strada del centro di Stoccolma, il primo ministro svedese Olof Palme viene assassinato con un colpo di pistola calibro 357 magnum. Un altro colpo ferisce la moglie. La coppia, senza scorta, stava guardando la vetrina di un negozio mentre tornava a casa da una serata al cinema.
Si aprono tutte le ipotesi, la prima delle quali è il gesto di un folle solitario, come nel caso di John Hinckley nell’attentato al presidente americano Ronald Reagan nel 1981. Ma in questa circostanza il killer è riuscito a scappare, l’arma non viene trovata e nessuno rivendica l’attentato.
Per prima cosa, la Polizia di Stoccolma interroga le persone che risultano in possesso di una calibro 357 magnum. Uno risulta essere un delinquente comune, un altro un estremista politico, ma non ci sono prove sufficienti per incriminali. (L'estremista poi emigrerà negli Stati Uniti, dove anni dopo verrà ucciso dal geloso ex fidanzato della sua nuova ragazza, ma qualcuno ci vedrà dietro l'ombra di un complotto.)
C’è persino chi sospetta di un gruppo clandestino di poliziotti neonazisti che ricorda molto gli avversari di Clint Eastwood nel film “Una 44 magnum per l’ispettore Callaghan”: giustizieri oltre la legge che usano pistole di grosso calibro e mazze da baseball, da cui il soprannome di Lega del Baseball.

Ma la pista politica va oltre: siamo negli ultimi anni della Guerra Fredda. Trovandosi geograficamente vicino alla Russia, la Svezia (nel 1986 come nel 2022; v. nota*) non fa parte della NATO. Per gli Stati Uniti Olof Palme è troppo compiacente con l’Unione Sovietica, per l’Unione Sovietica non lo è abbastanza. Quindi si genera il sospetto che ci sia di mezzo la CIA, il servizio segreto americano, con la complicità della Loggia P2 di Licio Gelli. Altri (per esempio lo scrittore Gerard De Villiers) puntano il dito sui servizi segreti dell’Est.
Ma il capo della Polizia di Stoccolma, che ha preso in mano le indagini, crede di avere risolto il caso. Per lui è stato il PKK, l’organizzazione che, tra luci e ombre, lotta per l’indipendenza del Kurdistan. Una recente legge in Svezia classifica il PKK come organizzazione terrorista. La Polizia si convince dunque che sia stata una rappresaglia dei rifugiati curdi del PKK e ne arresta militanti residenti in Svezia, che però risultano del tutto estranei al fatto. Dopo un anno il capo della Polizia si dimette, ma l’accusa peserà a lungo sul PKK e sul suo leader Apo Ocalan (di cui qualcuno ricorderà la visita in Italia nel 1998, prima di finire nel carcere turco dove si trova tuttora).
Il giornalista e scrittore Stieg Larsson, invece, segue un’altra pista: siamo nel 1986, in Sudafrica Nelson Mandela è in carcere ed esiste ancora l’apartheid, la segregazione razziale della popolazione nera, contro cui Olof Palme ha preso una posizione molto decisa. Secondo l’inchiesta di Larsson, il killer del primo ministro lavorava per i servizi segreti sudafricani.

Senonché nel 2020, dopo trentaquattro anni, il caso è ancora aperto. Quindi la Polizia di Stoccolma lo chiude con una decisione a tavolino: il probabile colpevole sarebbe un certo Stig Engström, di professione grafico, che inizialmente si era presentato come testimone del delitto. Non è chiaro il movente, né come fosse in possesso di una pistola calibro 357 magnum. In ogni caso, il presunto colpevole è morto venti anni prima, nel 2000, quindi non può né confessare né smentire. Nel 2021 Netflix ha prodotto una serie tv intitolata “L’improbabile assassino”, basata sull’ipotesi che sia stato davvero Engström. Ma non possiamo esserne del tutto sicuri.

(Puntata del 27 febbraio 2022 della rubrica "La Boutique del Mistero" su Radio Number One)

*Nota posteriore: la Svezia, insieme alla Finlandia, ha richiesto di entrare nella NATO nel maggio 2022, a seguito dell'espansionismo russo dimostrato una volta di più con l'invasione dell'Ucraina (la Finlandia era stata già invasa dalla Russia nel 1939-40, perdendo parte del suo territorio). All'adesione di Svezia e Finlandia si sono opposte l'Ungheria, che pur facendo parte della NATO simpatizza per la Russia, e la Turchia, il cui governo adduce come pretesto la protezione riservata dalla Svezia ai rifugiati curdi: il regime turco, malgrado l'appartenza storica alla NATO, mantiene del resto un atteggiamento ambiguo nei suoi rapporti tra Est e Ovest. A un anno da questo articolo (febbraio 2023) la situazione è ancora irrisolta.


lunedì 21 febbraio 2022

I segreti di Torre Crawford

F. M. Crawford nel laboratorio di N. Tesla, New York, 1894

La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Oggi vi racconto la storia di un fabbricante di misteri: lo scrittore americano Francis Marion Crawford, che tra fine '800 e primo '900 diventa il primo grande autore di bestseller a livello globale. Per farvi un'idea, immaginate di riunire in un'unica persona Ken Follett e Stephen King. Tutti i grandi colleghi dell'epoca lo invidiano.
Crawford scrive romanzi storici e di attualità, racconti horror e del mistero, e testi teatrali. Da alcune sue opere saranno tratti film (all'epoca del cinema muto, beninteso: stiamo parlando di 120-130 anni fa!). Nel 1897 Crawford pubblica persino il primo romanzo sulla mafia, intitolato "Corleone", anticipando di settant'anni Mario Puzo, l'autore de Il Padrino, da cui F. F. Coppola trasse la sua celebre trilogia cinematografica.
Come fa un autore americano a sapere tante cose dell'Italia, persino quelle che all'epoca ignorano molti nostri connazionali? Per la stessa ragione per cui molti suoi libri sono ambientati nel nostro paese: pur essendo uno scrittore in lingua inglese, Crawford è anche italiano.
Nasce a Bagni di Lucca, nel 1854: suo padre è lo scultore americano Thomas Crawford, che si è trasferito in Italia con la famiglia. Francis studia alla Sapienza di Roma, poi in altre università europee e negli Stati Uniti. Parla ben sedici lingue. Viaggia in India, diventa uno scrittore di successo e sposa Elizabeth Berdan, figlia di un generale nordista; e non un generale qualsiasi, perché Hiram Berdan, oltre ad aver vinto la guerra ha brevettato con successo il progetto di un fucile modernissimo per l'epoca.
Il nostro scrittore si stabilisce in Italia e si costruisce una villa a Sant'Agnello, vicino a Sorrento, "Villa Crawford". Naviga per il Mediterraneo sul suo panfilo battezzato "Alda" e approda in Calabria, nella località oggi chiamata San Nicola Arcella, vicino a Scalea. Qui come casa delle vacanze, sceglie una suggestiva torre fortificata, costruita dagli spagnoli nel Cinquecento per difendere la costa dai pirati saraceni, che da lui prende il nome di Torre Crawford.
Intorno alla quale, - grazie al suo nuovo proprietario - circoleranno molti misteri.

Lo scienziato Nikola Tesla

Nella Torre, Francis Marion Crawford ospita i suoi amici artisti di tutto il mondo e si dice che abbia dato anche alloggio al leggendario scienziato Nikola Tesla, che qui avrebbe condotto alcuni dei suoi esperimenti. Tesla, nato in Jugoslavia e trasferitosi in America, studioso dell'elettromagnetismo e delle onde radio che anticipa Guglielmo Marconi, è lui stesso un personaggio misterioso su cui sono nati parecchi miti, uno dei quali è l'invenzione del teletrasporto. Non a caso, è uno dei personaggi del film di Christopher Nolan "The Prestige" del 2006, dove a interpretare il ruolo di Tesla è David Bowie. Forse nella notte gli abitanti di San Nicola hanno visto balenare strani lampi azzurrognoli dalla Torre Crawford. Forse, chissà, qualcuno di loro il mattino dopo si è risvegliato in Australia.
Ma il mistero più grande, ispirato forse da una leggenda locale, nasce da uno dei racconti più famosi di Crawford, "Perché il sangue è la vita": la storia della vampira di San Nicola Arcella, che sarebbe sepolta ai piedi della Torre e che proprio grazie allo scrittore e a un prete del luogo sarebbe stata sconfitta per sempre, anche se si manifesta ancora come fantasma nelle notti di luna piena. Io non l'ho mai vista, ma posso dire che Crawford, morto nel 1909, è ancora "presente" a San Nicola Arcella, e non solo per la Torre Crawford e il Crawford Pub. Nel 2020 un gruppo di appassionati di letteratura ha dato vita al Premio Torre Crawford, un concorso per racconti inediti (di qualisasi genere letterario o anche non "di genere"), di cui ogni anno esce il bando della nuova edizione: lo trovate sulle mie pagine Facebook, sia sul sito Internet ufficialeI premi vengono consegnati al Festival Torre Crawford, che si svolge a San Nicola Arcella in settembre, e i racconti vincitori sono pubblicati in un'antologia in cartaceo e in ebook, disponibile su Amazon.
(Puntata trasmessa su Radio Number One il 20 febbraio 2022)

La Torre Crawford a San Nicola Arcella (Cosenza)

giovedì 17 febbraio 2022

Iperwriters - Biodiversità invisibili: bellezza

Photo by Abian Athif on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13. Noi della nave Iperwriters cerchiamo disperatamente, e tutti i giorni della settimana (non solo il venerdì) persone belle da salvare dall'annegamento.
La bellezza è sotto attacco, nel mondo contemporaneo, anche se pare che non si voglia e non si chieda altro. Tutto quello che era bello è stato bandito attraverso una spietata svalutazione del suo valore di mercato e sostituito da nuove bellezze.
Siete belli dentro? Non vi vedono: non siete socialmente pericolosi: la bellezza dell'anima non offende, in una civiltà che non crede alle anime.
Siete belli fuori? Non vi vedono neppure in questo caso: non siete riconoscibili.
Una legge non scritta vi obbligherà a essere rimodellati secondo i canoni dell'attuale nuova bellezza, che non ha grazia né stile, sempre uguale a se stessa. Sarà di rigore che diventiate belli come lo sono tutti, o come tutti aspirano a diventare.
I divi e le dive del cinema, fino agli anni Sessanta del secolo scorso, possedevano una bellezza naturale. Unica, non confondibile con altre, che conferiva un incanto irripetibile, una specie di magia. Le persone erano belle come lo sono i fiori. Questo finché si andava al cinema come si va in un santuario, e si veneravano semidei di celluloide. Anche la televisione, al principio, era rigidamente selettiva riguardo alla bellezza fisica.
Oggi la bellezza è scuola, ingegneria e costruzione. E' un modello a cui possono aspirare i non belli a forza di volontà, chirurgia e ambizione di diventare vip. Siete stati ben serviti dalla natura? Dovrete abbassarvi a questa bellezza sintetica e omologata. Vi tagliano i capelli a forma di ananas, ve li rialzano in aculei o casco gonfiato dal vento. Siete biondi? Vi tingono di un falso biondo. Siete bruni? Vi decolorano e tingono di biondo paglia, o di color cioccolata, melanzana e rosso sangue. Vi gonfiano seni, labbra, zigomi e glutei. Vi bucano la pelle e ve la marchiano.
Dovrete rinunciare alla possibilità di essere belli come un angelo, una fata, un elfo, una statua di Apollo o di Dioniso.
Ora, basta guardare un corpo umano contemporaneo, sotto la plastica, il metallo, gli inchiostri e gli innesti per capire che cosa è stato fatto in tutti i settori delle arti e dell'immaginario: la pittura, i libri, i film.
Aggrappatevi, ché vi lanciamo una fune di salvataggio.

martedì 15 febbraio 2022

Le ombre nigeriane di Femi Kayode

 


Recensione di Andrea Carlo Cappi

Un thriller psicologico davvero notevole, molto superiore alla media per qualità di scrittura, costruzione della vicenda e resa dell'ambientazione. Come sanno fare solo i migliori scrittori di noir, l'autore nigeriano Femi Kayode si ispira a un episodio drammatico realmente accaduto e utilizza l'indagine del protagonista per raccontare la realtà del suo paese, mettendone in luce modernità e contraddizioni, storia recente e questioni etnico-religiose, rese ben comprensibili a un lettore “esterno”. Quando mi è stata proposto di tradurre Lightseekers ho dato una rapida occhiata alla scheda di presentazione e il mio interesse si è acceso subito. Il romanzo, uscito da Longanesi nel gennaio 2022 come Il cercatore di tenebre (poi vi spiego l'apparente contraddizione tra i due titoli), ha superato di gran lunga ogni mia aspettativa.

Il professor Philip Taiwo è nato in Nigeria, ma ha studiato e ha lavorato negli Stati Uniti, diventando esperto di psicologia della folla e consulente dell'SFPD. L'aggancio agli USA, che deriva dalle esperienze personali dell'autore, non serve solo a dare riferimenti comprensibili al pubblico "occidentale", ma anche a fare del protagonista uno straniero in patria: Taiwo era qualcuno a San Francisco, ma quando la moglie decide di tornare a vivere a Lagos, dove la attende un ruolo importante in ambito universitario, lui si trova a essere un pesce fuor d'acqua, insoddisfatto sul piano lavorativo e incerto persino sulla stabilità del suo matrimonio.

Tuttavia il suo curriculum professionale induce un importante manager della capitale ad assumerlo per un'indagine: nella cittadina universitaria di Okriki tre giovani sono stati uccisi dalla folla inferocita mediante necklacing, ovvero intrappolati in pneumatici cosparsi di benzina cui è stato dato fuoco. Erano accusati di far parte di una "setta", come vengono definite le organizzazioni studentesche che sfociano nella criminalità e sono alla base della cosiddetta "mafia nigeriana". Una delle vittime è il figlio del manager, il quale non crede che il ragazzo fosse coinvolto in attività illegali. Il brutale atto di giustizia sommaria è stato il gesto spontaneo di una comunità esasperata da furti e rapine, oppure è frutto di manovre altrui, il concetto che il protagonista definisce “violenza in subappalto”?

Taiwo non è né un detective privato né un poliziotto: è uno psicologo forense, un ricercatore da biblioteca e da scrivania. Appena arriva a Okriki, dove viene affiancato dall'autista-assistente Chika, più esperto di lui delle regole non scritte che dominano da quelle parti, si trova di fronte al muro di gomma della polizia locale e alle pressioni della comunità tribale. Nessuno gradisce che sia venuto a ficcare il naso in una vicenda che tutti danno ormai per chiusa. Taiwo corre seri rischi personali, si guadagna l'appoggio di un'affascinante avvocatessa, ma non può fidarsi di nessuno. E intanto attraverso i social network qualcuno istiga alla violenza la gente di Okriki, pilotandone la rabbia come un sapiente burattinaio in un crescendo drammatico.

Il titolo originale e quello italiano giocano sul tema di "luce" e "tenebra", che non riguardano solo la necessità di fare chiarezza su un caso apparentemente risolto. I due termini si riferiscono anche alla psicologia di un misterioso antagonista che agisce nell'ombra e che il lettore incontra più volte nel romanzo... Ma non posso dire altro senza svelare le sorprese della trama, sapientemente costruita con la tecnica dei migliori autori americani, ma capace di immergere il lettore in un'atmosfera africana in cui possiamo riconoscere problematiche di intolleranza, manipolazione della folla e violenza in agguato, comuni a qualsiasi società. Un romanzo appassionante, da cui c'è molto da imparare.

Femi Kayode Il cercatore di tenebre. 400 pagine, euro 18,60

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lunedì 14 febbraio 2022

Colpo grosso a San Valentino

 

La banca dopo il colpo (dal "Corriere d'Informazione")

La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Nel 1953 a Milano non si usava ancora festeggiare San Valentino come si fa oggi. Inoltre il 14 febbraio era un sabato e al sabato si lavorava come gli altri giorni: le fabbriche e le banche erano aperte.
Lavoravano anche i rapinatori. Il loro ambizioso obiettivo era una banca in via Solferino (sotto le finestre del "Corriere della Sera", il quotidiano per eccellenza) all'angolo con via Montebello, a breve distanza dal passo carraio della Polizia. Una vera sfida. 
Quel giorno di San Valentino la mala milanese fece un salto di qualità, rispetto alla stagione dell'immediato dopoguerra, dominata dalla banda dell'Aprilia nera di Bezzi e Barbieri (leggi qui la loro storia). Ebbe inizio l'era delle grandi rapine, che sarebbe durata fino agli anni Settanta.

Quella mattina i banditi si mettono all'opera verso le otto del mattino, per procurarsi l'automobile per il colpo. Hanno messo gli occhi su una Lancia Aurelia con autista, che aspetta sotto casa in via Mozart un dirigente della Pirelli per portarlo in fabbrica. Il tentativo fallisce: l'autista riesce a fuggire con la macchina. Nessun problema. Dietro l'angolo, in via Barozzi, un'altra Lancia Aurelia con autista attende un dirigente della Bassetti. Tre uomini saltano a bordo, costringono l'autista a partire e lo abbandonano ai vicini giardini pubblici.
Alle 9.25 la banda fa il suo ingresso con le armi spianate nella filiale 26 del Credito Italiano, neutralizza impiegati e clienti senza colpo ferire. Il direttore Maestri fa appena in tempo a comporre il numero 777, quello della Polizia. Ma alle 9.33 i rapinatori sono già a bordo della Lancia Aurelia, pronti alla fuga. Troppo presto persino perché la Volante possa far uscire le sue camionette da via Montebello e lanciarsi all'inseguimento.
Tuttavia ce n'è una già in strada, di pattuglia, che riesce a mettersi alle calcagna dell'auto in fuga. All'epoca la Polizia ha a disposizione solo le vecchie Jeep Wyllis della Military Police statunitense, rimaste in città dopo la guerra. Alla caccia si unisce una moto con sidecar della polizia. Ma l'autista della banda sa il fatto suo: evitando di stretta misura di scontrarsi con un'altra macchina, riesce a farsi largo nel traffico e a seminare gli inseguitori.
I rapinatori scompaiono con il bottino come fantasmi nella nebbia. A nulla servono le indagini: nessuno scoprirà mai le loro identità, né si riuscirà a recuperare il denaro rubato. Da quel momento, la Polizia rimodernerà il suo parco macchine, per affrontare una nuova generazione di criminali ad alta velocità. Ma dopo settant'anni la rapina di San Valentino è un caso ancora irrisolto.


Mi sono imbattuto in questa storia alcuni mesi fa e ne ho tratto un racconto lungo intitolato appunto "Il colpo di San Valentino", pubblicato nell'antologia di autori vari "Menegang - Milano noir dagli anni '50 a a oggi" di Edizioni Borderfiction e disponibile in ebook e volume cartaceo in esclusiva su Amazon (fai click qui per scoprire di più). Nel racconto immagino chi possano essere i rapinatori, in una vicenda che alla preparazione ed esecuzione del colpo unisce anche gli intrighi politici dell'epoca e persino una scomoda storia d'amore.

(Dalla puntata de "La boutique del mistero" trasmessa il 13 febbraio 2022 su Radio Number One).

sabato 12 febbraio 2022

La Boutique del Mistero: in radio con A. C. Cappi


Torna La Boutique del Mistero di Andrea Carlo Cappi su Radio Number One: la domenica pomeriggio tra le 16.15 e le 16.30 nel programma di Luca Galiati.

Rievocazioni  e retroscena di Andrea Carlo Cappi

Da domenica 13 febbraio 2022 alle 16.15 circa torna, in diretta su Radio Number One (qui le indicazioni per ascoltarla, su FM, piattaforme e app), la mia storica rubrica La Boutique del Mistero. Sarà un breve appuntamento settimanale all'interno del programma della domenica pomeriggio condotto da Luca Galiati.
In ogni mio intervento parlerò di qualcosa di curioso, misterioso, criminale, spionistico, tratto dalla realtà o dalla narrativa in tutte le sue forme (libri, fumetti, tv, cinema...) Ovvero, gli argomenti  in cui mi imbatto di volta in volta nelle ricerche per i miei libri.
 
La Boutique del Mistero, il cui titolo è rubato dichiaratamente alla celebre raccolta di racconti di Dino Buzzati, è nata nel 1999, dopo essere stato co-autore e co-conduttore di diversi programmi su reti tv private. All'inizio andava in onda su Radio Donna Network come programma settimanale mattutino di un'ora al fianco di Roberta Pellagatta, con occasionali interventi di Lapo De Carlo (memorabile la sua chiamata in diretta nei panni dell'assassino della Dalia Nera). Poi diventò un doppio appuntamento di ben due ore, in diretta il martedì notte e in replica la domenica pomeriggio, insieme a Lapo De Carlo.
Nel 2002 La Boutique del Mistero trasmigrò nientemeno che in Via Montenapoleone, nella radio omonima, dove invece il programma veniva registrato (quindi, per la fortuna dei passanti, non mi si vedeva in diretta nella vetrina di Venini, nella celebre strada milanese in cui l'emittente aveva il suo studio principale).
Il gioco funzionava: anche le storie più inquietanti diventavano intrattenimento e il pubblico apprezzava l'ironia che permeava il programma. Tra gli ospiti delle varie puntate delle diverse edizioni ricordo Alan D. Altieri, appena sbarcato dagli USA con le ultime notizie da Hollywood, e Stefano Di Marino, che raccontò come solo lui sapeva fare i retroscena del cinema di Hong Kong, che in quegli anni aveva riconquistato l'Occidente.
All'inizio del 2003 dovetti sospendere la rubrica perché, ebbene sì, rimasi senza voce per varie settimane. Poi sopraffatto da altri impegni di lavoro - libri da scrivere o tradurre, eventi da organizzare, collane editoriali da dirigere - non ebbi più il tempo di riprenderla.

Da allora sono stato varie volte ospite in numerosi programmi radiofonici o televisivi (in particolare MattinoCinque e UnoMattina), sono stato co-autore nel 2003 del serial Mata Hari con Veronica Pivetti su Rai Radio2, ma non ho più realizzato una mia rubrica al di fuori di Internet.
Alla fine del 2021 a Luca Galiati, conosciuto nel 2002 a Radio Via Montenapoleone e oggi a Radio Number One in diretta il sabato e la domenica pomeriggio dalle 14.00 alle 17.00, sono capitate di nuovo tra le mani alcune vecchie registrazioni del mio programma. Gli è venuta l'idea di riprendere quell'appuntamento in una formula più rapida e adatta ai tempi.
Non ho saputo resistere alla proposta di tornare nell'etere con un appuntamento settimanale, oltretutto su un'emittente storica che, contando le sue incarnazioni precedenti, trasmette da oltre quarantacinque anni. Pertanto, signore e signori, la Boutique riapre: ci sentiamo la domenica verso le 16.15 su Radio Number One.

Immagine: A. C. Cappi nel 2009, da una fotografia di Daniela Basilico.


venerdì 4 febbraio 2022

Iperwriters - Biodiversità invisibili: giovinezza

Foto: Paul Teysen, from Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13. La nave Iperwriters passa, con il suo carico di giovani. Perché per i giovani c'è posto solo da noi, in mezzo al mare.
Per i giovani non c'è nulla. Non sarebbe questo il problema. Ci sono già state epoche storiche in cui per i giovani non c'era nulla, neppure il cibo, l'acqua e il fuoco: ma si sapeva. Fame, sete e freddo si percepiscono. Epoche di guerra, di povertà e di fughe da guerra e povertà, ben difficili da ignorare.
Oggi per i giovani non c'è nulla, ma non se ne ha coscienza. Non manca nulla, nel mondo contemporaneo, a parte la vita. E quasi nessuno lo sa.
I giovani sono vittime della presentificazione contemporanea, del solo qui e ora. Mentre in apparenza il mondo dovrebbe appartenere a loro, paradossalmente rimangono immobili. Schiacciati dall'immenso soffitto dei presentificati di successo che non possono o non vogliono invecchiare, vengono costretti ad evolversi in curiose forme orizzontali, vacue e irrisolte.
Queste forme orizzontali sono i sogni. Ai giovani viene detto (lo sentiamo quasi ogni giorno): non rinunciare mai al tuo sogno. Non viene loro detto che il sogno deve appunto rimanere tale. Generazione dopo generazione vanno a ingrossare le file di un esercito di sognatori vaganti da una falsa occasione all'altra.
Si sogna il film del proprio successo, con una catena di eventi che devono “fatalmente” verificarsi, altrimenti perché si vive?
Ma gli eventi slittano, non accadono o, se accadono, sono biforcuti. E mentre ti dicono "Credici, credici, altrimenti non ci crederanno gli altri!" vedi che gli altri non ci credono, e allora smetti di credere. Finché lo stato giovanile finisce, a seconda dell'età anagrafica o psichica. Allora si entra in una realtà bruta e vile, in un antiinferno che precede la vecchiaia, in cui non si sa che fare di se stessi ma ancora si è tormentati da qualche straccio di entusiasmo, qualche piccolo progetto, qualche voglia di felicità.
Certo, di tanto in tanto a qualcuno è concesso di realizzare il sogno: altrimenti, come potrebbero gli altri sognare? Ma il sogno realizzato ha una data di scadenza sempre più vicina, perché il numero dei presentificati di successo deve rimanere uguale, e il ricambio è necessario. Così, il sogno realizzato può diventare una realtà ancora più bruta e vile.
Salite a bordo, eterni bambini